Mentre si pensa a se cancellare il reddito di cittadinanza (Rdc), intanto la misura è oggetto di studio. L’analisi è quella fatta dal Comitato scientifico di valutazione del sussidio.
I temi sono stati affrontati in 10 domande a ciascuna delle quali è fornita una risposta motivata, basata sui dati ufficiali relativi alla misura (di fonte Inps, Anpal, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali).
Questi i punti oggetto di studio:
- il Rdc fra contrasto alla povertà e politiche attive del lavoro
- il Rdc e il fenomeno della povertà
- accesso e importi (chi è sfavorito e perché)
- condizionalità (che cosa è richiesto a chi riceve la misura)
- Rdc, lavoro e inclusione sociale
- confronto internazionale
Il reddito di cittadinanza, un aiuto concreto per lavoro e povertà?
La prima è più importante domanda (legittima) affrontata dal comitato scientifico è se il reddito di cittadinanza è effettivamente una misura per il lavoro o contro la povertà.
Il comitato evidenza che certamente il sussidio è innanzitutto nato come strumento di contrasto alla povertà, individuale e familiare.
Il principale criterio per accedervi non è la mancanza di una occupazione, ma l’insufficienza delle risorse (economiche) proprie e della propria famiglia. Anche se i beneficiari sono, comunque, tenuti a rispettare tutti gli impegni individuati dai servizi competenti finalizzati all’inserimento nel mercato del lavoro (Centri per l’impiego) e all’inclusione sociale (servizi sociali comunali).
Tuttavia, il comitato osserva anche che la maggior parte dei beneficiari non è “occupabile” nel breve-medio periodo, per una serie di fattori (età, condizioni di salute, carichi familiari, estrema lontananza dal mercato del lavoro).
Per tutte le domande (e risposte) contenute nello studio del comitato scientifico in commento è pubblicato l’apposito documento “Dieci domande e risposte sul reddito di cittadinanza”, a cui si rimanda per un’analisi approfondita.