La fotografia scattata come ogni anno dall’Istat sull’Italia ci offre un’immagine davvero sbiadita del nostro paese con riferimento a quello che saremmo diventati nel 2016. Aldilà della ordinaria sfilza di cifre e percentuali, l’aspetto saliente che emerge è che la classe media italiana sarebbe in via di estinzione. Interessante un passo del rapporto, laddove rileva che la classe operaia avrebbe perso l’aspirazione a perseguire obiettivi di uguaglianza, mentre la piccola borghesia non sarebbe più alla guida del cambiamento e dell’evoluzione sociale.
Per la prima volta, i più anziani superano come incidenza sulla popolazione complessiva persino i colleghi tedeschi, attestandosi a oltre il 22%. Al contrario, rispetto al 2008, i giovani di età compresa tra 18 e 34 anni (cosiddetti “millenials”) diminuiscono di 1,1 milioni di unità, mentre lo scorso anno si è registrato il record minimo di nascite.
Classe media in caduta e paese invecchia
Volendo continuare nella disamina dei numeri, troviamo anche che il tasso di occupazione tra i 15 e i 45 anni risulta sceso dal 39,1% del 2008 al 28,7% dello scorso anno. Nessuna novità, invece, con riguardo alla cristallizzazione delle diseguaglianze: chi nasce in famiglie con opportunità avrà a sua volta opportunità, altrimenti è molto difficile che accada. Ripetiamo, nessuna novità, l’Italia è così da decenni o forse è sempre stata così, retaggio di una cultura nobiliare e delle signorie, per cui non il merito, bensì il blasone ha storicamente funto da catalizzatore per la scalata sociale. D’altra parte, basterebbe guardare ai nomi della grande imprenditoria italiana, gli stessi di due secoli fa.
Che la classe media in Italia stia scomparendo è sotto gli occhi di tutti, ma che persino un rapporto ufficiale dell’istituto di statistica nazionale lo metta nera su bianco è qualcosa che fa riflettere e che non lascia presagire nulla di buono, a meno da non immaginare una improbabile veloce inversione di tendenza.