La crisi della classe media italiana affievolisce la speranza di una svolta

La caduta della classe media, fotografata ieri dall'Istat, pone seri interrogativi all'Italia, perché senza di essa e una sua coscienza, il futuro dell'economia e la stessa convivenza sociale vengono meno.
7 anni fa
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Cambiano le istanze sociali

Se ciò è vero, in Italia esisterebbero ragioni precedenti e che attengono proprio alla nostra struttura economica e sociale. Già con la fine degli anni Ottanta, quando gli italiani assaggiano l’apice del loro benessere, si percepiscono quelle cause che porteranno alle difficoltà attuali: una burocrazia atrofica, che succhia risorse a chi lavora e produce, creando una “casta” di intoccabili; risorse concentrate nelle mani delle vecchie generazioni a discapito delle nuove; immobilismo sociale, con i figli dei soliti noti a fare carriera e tutti gli altri ad ambire semmai al sicuro posto pubblico; esplosione del debito pubblico, ovvero bolletta a carico del futuro.

Perché la fotografia dell’Istat è assai grave? Essa ci mostra un’Italia invecchiata, con sempre meno giovani (lavoratori attuali e futuri, segno di sfiducia e di assenza di opportunità delle famiglie), con un debito pubblico abnorme e senza più nemmeno una consapevolezza di sé stessa. Venendo meno la capacità della classe media di reggere le sorti non solo economiche del nostro paese, la sua domanda politica si è già in buona parte trasformata, passando dal desiderio dei famosi “meno lacci e lacciuoli” a una richiesta di maggiori garanzie, quelle contro cui parte di essa aveva combattuto fino al recente passato.

Senza classe media non c’è futuro

La classe media impoverita avrebbe perso quel mordente, che l’aveva spinta nei decenni passati ad ambire al progresso, al successo, mentre oggi appare impaurita e fortemente arrabbiata contro il potere politico, lo status quo e le istituzioni. Il suo smottamento è forse alla base del successo del Movimento 5 Stelle, che capta bene le paure e la stanchezza di milioni di italiani contro una classe dirigente immobile, sempre uguale a sé stessa nei decenni e inconcludente.

Il punto è che da tempo sono cambiate le prospettive. Se fino a qualche anno fa, tra le richieste della classe media in Italia vi erano meno tasse, meno burocrazia, più libertà d’impresa, adesso sono state sostituite da reddito di cittadinanza, tutele anche per le partite IVA (vedasi la manifestazione di sabato scorso dei professionisti a Roma, un unicum nel suo genere) e lavoro stabile.

Non che la classe media sia del tutto scomparsa con i suoi valori e le sue ambizioni, ma è sempre meno incisiva nel dibattito pubblico e sempre più silente e meno partecipe alla stessa vita pubblica, rendendo ancora più difficile per la politica offrire le giuste soluzioni a una crisi epocale.

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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