Era partito in sordina quest’anno, ma negli ultimi mesi il mercato dei mutui immobiliari ha ripreso vigore. E a trainarlo è stato ancora una volta il crollo dei tassi. Prendete l’IRS, a cui si agganciano i mutui a tasso fisso. Sulla scadenza a 20 anni, oggi si attesta allo 0,56%, meno della metà dell’1,28% con cui aveva aperto il 2019. Anche l’Euribor, a cui sono agganciati quasi tutti i mutui a tasso variabile, è sceso. La scadenza a 3 mesi è passata dal -0,31% al -0,38%.
Corsa alla surroga del mutuo, risparmiati anche 6.000 euro in un anno
Monitorando le richieste online, scopriamo che per circa il 60% riguardino le surroghe dei vecchi mutui e per ben il 90% sono surroghe a tasso fisso. Parliamo della possibilità consentita al mutuatario di sostituire il finanziamento con uno dalle condizioni più favorevoli con riferimento ai tassi, fermi restando durata e capitale. La surroga, che da oltre un decennio per legge deve avvenire senza che la banca possa imporre penalità e costi, si mostra interessante nelle fasi di forti ribassi dei tassi di mercato. E l’aspetto curioso di questa fase è che la “rottamazione” stia riguardando anche mutui accesi solamente poco tempo fa e, in diversi casi, quelli già surrogati. Insomma, siamo alla surroga della surroga.
Risparmi anche rispetto ai mutui accesi nel 2018
Del resto, prendendo come spunto i tassi di cui sopra, otteniamo che nell’ultimo anno un mutuatario a tasso fisso con un debito residuo di 100.000 euro e durata ventennale risparmierebbe qualcosa come circa 32 euro al mese (oltre 380 all’anno e 7.600 in tutto), approfittando del crollo degli interessi. Il calcolo è volutamente semplicistico, in quanto non tiene conto del gioco della banca con lo spread.
Quanto al 2020, difficile fare previsioni. Del resto, pensavamo all’inizio di quest’anno che i tassi sarebbero risaliti (vi ricordate, in particolare, il terrorismo psicologico di certa stampa sul rischio che l’impennata dello spread avrebbe reso più cari i mutui?), mentre è accaduto il contrario. Con un’inflazione attesa ancora bassa e un’economia dell’Eurozona attesa solamente in timida ripresa, un aumento del costo del denaro appare poco probabile, anche se difficilmente rivivremo il rally obbligazionario dell’estate passata, che ha fatto sprofondare i rendimenti, spingendo verso i nuovi minimi record i tassi interbancari e, a cascata, quelli applicati ai mutui. Lo scenario apparentemente più credibile sarebbe quello di “low rates for longer”, a tutto beneficio di quanti volessero contrarre un mutuo ex novo.