La Riksbank, la banca centrale svedese, non sa davvero cosa fare con la politica monetaria. Da un lato, la guerra valutaria in corso tra le principali economie del pianeta la costringe ad assumere una posizione interventista per evitare che la Svezia importi deflazione dall’estero, a causa del rafforzamento della sua corona. E così, l’istituto ha tagliato i tassi sotto lo zero da alcuni mesi, ottenendo il risultato di più che neutralizzare l’indebolimento dell’euro, contro cui perde attualmente il 2,5% su base annua, attestandosi a un cambio di 9,4139.
Bolla immobiliare sempre più drammatica
Nonostante ciò, l’inflazione resta lontana dal target del 2%, per cui non si escludono nuovi stimoli monetari, dopo il raddoppio degli acquisti dei titoli di stato annunciato quest’estate dal governatore Stefan Ingves. Tuttavia, a luglio i prezzi delle case sono cresciuti nel paese scandinavo del 14% su base annua, mentre i mutui erogati sono aumentati del 7,1%. La situazione sul mercato immobiliare è diventata così drammatica, che nella sola Stoccolma mezzo milione di persone risulta in attesa di un contratto di affitto, +30.000 unità solo nel 2015, con tempi medi di attesa di 9 anni. Si stima che mediamente vengano pagati sottobanco 200.000 corone (22 mila euro) per vano, al fine di superare le file.
Debito famiglie in aumento
La banca centrale stima che il debito delle famiglie schizzerà al 190% del loro reddito disponibile nel 2018 dal 170% attuale. Si calcola, poi, che per tenere il passo con la domanda di case, a seguito delle ondate migratorie interne e dall’estero e all’aumento della popolazione, sarebbe necessario costruire 76.500 case all’anno da qui al 2020, un livello doppio della media dell’ultimo biennio. Per questo, il governo di Stefan Loefven ha stanziato a bilancio circa 600 milioni di euro per sostenere la costruzione di nuove case, mentre dal 2016 in poi, grazie a un accordo con l’opposizione, dovrebbero iniziare ad essere ridotte le detrazioni ammesse sugli interessi sui mutui.