Cosa pensereste se vi dicessero che in Italia esiste una vera e propria tassa “di cittadinanza” da 800 euro a persona, pagata ogni anno anche dai neonati? Non è uno scherzo, esiste davvero, sebbene non ce ne accorgiamo in maniera evidente. Eppure, pesa sui bilanci di tutti noi famiglie per quasi 50 miliardi di euro all’anno. Di cosa parliamo? Degli effetti del famoso spread con la Germania. L’Italia ha un debito pubblico che si avvia allegramente verso i 2.500 miliardi di euro, la Germania lo sta riducendo di anno in anno sia in rapporto al pil che in valore assoluto e per il 2019 dovrebbe scendere a poco più di 2.000 miliardi, a fronte di un pil tedesco quasi doppio di quello italiano.
Ed ecco che il rapporto debito/pil in Germania si avvia ad arretrare sotto il 60%, in Italia resta inchiodato al 135%. Poiché questo debito costa, bisogna annualmente accantonare risorse per il pagamento degli interessi. Per il 2020, Berlino dovrebbe spendere qualcosa come circa lo 0,4% del pil, Roma il 3,5%. Vi chiederete come mai noi italiani spendiamo oltre 8 volte in più dei tedeschi per onorare un debito, che non è certo 8 volte più grande, nemmeno in rapporto al pil. Il fatto è che gli investitori si fidano molto più della Germania che non dell’Italia. Dalla prima pretendono interessi molto più bassi, ormai pari al -0,5/-0,6% per i Bund a lunga scadenza, da noi non si accontentano di meno dello 0,9/1% sui BTp longevi. Ne consegue che spendiamo in interessi proporzionalmente assai di più.
Il debito pubblico ci costa meno: la spesa per interessi continua a scendere, malgrado lo spread
La tassa che ci divide dalla Germania
Quello 0,4% atteso per la Germania, rapportato a poco meno del 60% di rapporto debito/pil, esita un rendimento di circa lo 0,65%. Tanto costa il debito tedesco. In Italia, il 3,5% sul 135% equivale a un rendimento medio del 2,6%, 2 punti in più, che su quasi 2.500 miliardi fanno qualcosa come almeno 48 miliardi all’anno.
Nel concreto, come avviene questo versamento? In due modi: minori servizi e più tasse. Avete presente quando ci lamentiamo che i servizi pubblici siano inadeguati, che le strade spesso sembrino un colabrodo, che per ogni tributo paghiamo ben più del dovuto, specie nel raffronto con l’estero? Ecco, è quello che si chiama in gergo “avanzo primario”, l’eccesso di entrate sulla spesa, al netto della spesa per interessi, che in Italia deve necessariamente essere superiore che altrove per contenere la crescita del debito, altrimenti esplosiva, proprio in virtù dell’altissima spesa per interessi.
Ora, se ogni italiano deve pagare una tassa di cittadinanza da 800 euro all’anno, è naturale che parta svantaggiato rispetto a un tedesco. In pratica, tutti noi ci alziamo la mattina con un rosso di 2 euro e 20 centesimi, grosso modo pari a caffè e cornetto al bar in molte aree d’Italia. Dobbiamo regalare tutti, nolenti o volenti, la colazione allo stato e per il solo fatto di vivere in una Nazione, dove la fiducia verso il sistema Paese risulta nettamente inferiore a quella che impera in Germania. Con la crisi del 2008, questo trend divergente non ha fatto che rafforzarsi, se è vero che da quell’anno i tedeschi hanno risparmiato in tutto circa 13 punti di pil in interessi, noi italiani circa 9 punti.
La Germania è sulla strada per azzerare gli interessi sul suo debito pubblico