La vera riforma pensioni delle donne deve partire dentro casa e in famiglia

Il lavoro delle donne dentro le mura domestiche non può essere trascurato. La riforma pensioni deve tenerne conto.
3 anni fa
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pensione

La riforma pensioni 2023 è sul tavolo del Ministero del Lavoro, ma ancora non si conoscono le novità. Molte le ipotesi maturate in questi ultimi tempi soprattutto a favore di giovani e donne.

In particolare per queste ultime che sono chiamate spesso a sostenere un doppio lavoro. Quello ordinario e quello familiare non riconosciuto dal nostro ordinamento, se non tramite la pensione con Opzione Donna.

Riforma pensioni, per le donne è più importante

Così Opzione Donna non dovrebbe essere toccata dalla riforma pensioni.

Come noto, la misura non è strutturale ma temporanea. Di anno in anno è rinnovata con la legge di bilancio, ma c’è sempre il rischio che venga cambiata o termini. Come avvenuto con Quota 100.

Il Ministro del Lavoro Andrea Orlando propone di renderla definitiva o quantomeno di rinnovarla con cadenza pluriennale. Proprio per dare maggiore assicurazione alle donne lavoratrici, il cui lavoro è gravato anche dalle incombenze domestiche e familiari.

Il premier Draghi vorrebbe però cambiare la legge perché mandare in pensione le lavoratrici a 58 anni è troppo oneroso per lo Stato. Già voleva porre fine a Opzione Donna lo scorso anno, poi fortunatamente non se ne fece nulla.

Non è quindi chiaro se l’età pensionabile resterà 58 anni (59 per le lavoratrici autonome). Le intenzioni del governo sono quelle di eliminare tutte le pensioni al di sotto dei 60 anni, comprese quelle di anzianità dei militari.

Opzione Donna per sempre?

Ma c’è un’altra ragione che fa propendere per rendere strutturale Opzione Donna. Ed è quella strettamente legata al sistema di calcolo della pensione. Fra 12-13 anni (ma anche meno), questo tipo di rendita sparirà per vie naturali.

Cioè, con la fine del sistema misto, Opzione Donna rientrerà negli ordinari sistema di liquidazione delle pensioni col calcolo contributivo. Quindi una pensione normale a tutti gli effetti. Come tutte le altre.

Pertanto l’attuale migrazione dei contributi delle lavoratrici dal sistema retributivo (ante 1996) a quello contributivo non troverà più ragione di essere.

Già oggi chi va in pensione con Opzione Donna ha un anno di contributi in meno da migrare rispetto a chi ci è andato lo scorso anno.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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