Il club dell’unione monetaria si allarga. Da domani, la Croazia entra nell’euro dopo il via libera definitivo ottenuto dalla Commissione europea nel luglio scorso. I membri dell’Eurozona salgono così a 20. L’ingresso arriva in un momento particolare per l’area. Nelle scorse ore, il governatore della Banca Centrale Europea (BCE), Christine Lagarde, ha confermato con una dichiarazione pubblica che ci saranno nuovi rialzi dei tassi per impedire che le aspettative d’inflazione si disancorino. A tale fine, ha spiegato, bisognerà arrestare la corsa dei salari.
In Croazia va anche peggio. L’inflazione è al 13,5%. L’ingresso nell’euro per Zagabria, però, non sarà un vero choc. Gran parte dei debiti e dei depositi dei risparmiatori è già denominata nella moneta unica. Subito dopo l’indipendenza e l’uscita dal comunismo, la kuna era rimasta agganciata sin dagli anni Novanta al marco tedesco prima e all’euro successivamente. Ma la Croazia nell’euro modifica la geopolitica in seno al board della BCE.
Croazia nell’euro aiuta Lagarde
Pur essendo quasi ai confini con l’Italia, il paese è stato risucchiato nella sfera d’influenza germanica dopo l’ingresso nell’Unione Europea nel 2013. Il governatore Boris Vujcic, strenuo sostenitore dell’aggancio all’Eurozona, difficilmente debutterà a Francoforte schierandosi contro la politica monetaria di Lagarde. Molto più probabile che ne sosterrà gli sforzi per combattere l’alta inflazione, forte di alcune condizioni finanziarie relativamente positive. Il rapporto tra debito e PIL in Croazia è di poco superiore all’80%, mentre i rendimenti dei bond a 10 anni sfiorano il 3,75%. Numeri molto più bassi dell’Italia.
In sostanza, la Croazia nell’euro parte con uno spread sotto 120 punti base. Non ha l’assillo dell’Italia di contenere il rialzo dei tassi BCE per frenare la corsa dei rendimenti.