Laurea in soli 6 mesi di Google, dobbiamo dire addio all’università?

Un programma di studi online accelerato offerto da Mountain View per poche centinaia di dollari. Una rivoluzione nel mondo dell'alta formazione, che avrà conseguenze dirompenti su scuola e lavoro.
4 anni fa
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Smart working

Si chiamano “Google Career Certificates” e sono i nuovi corsi di alta formazione online messi a disposizione dal colosso di internet. Costano poche centinaia di dollari e consentono in soli 6 mesi agli iscritti di ricevere una “laurea”, oltre che conoscenze approfondite su una specifica tematica. Nelle intenzioni della società, le lezioni a distanza dovrebbero avere lo stesso valore di quelle seguite in anni di corsi presso gli atenei. Molti studenti americani si mostrano allettati dall’iniziativa, ma allo stesso tempo temono che il titolo di studio non venga loro riconosciuto al termine del corso online, specie tra le aziende.

Google lancia la sua università: una laurea in sei mesi

Se pensate che si tratti di un’operazione sconclusionata, dovete sapere che già diverse università hanno contattato Google per avviare una collaborazione. In tempi di Covid, sappiamo che la frequenza delle lezioni non è spesso fisicamente possibile e negli ultimi mesi milioni di studenti in tutto il mondo hanno dovuto seguire i corsi online. E’ stato tutto molto improvvisato, ma obiettivamente ha funzionato, pur tra tante difficoltà.

Le lauree di Google non andrebbero prese sottogamba, per almeno un paio di ragioni. La prima è che si mostrano assai concorrenziali sul piano dei costi. Prendete un’università privata americana, dove servono anche decine di migliaia di dollari all’anno per iscriversi e frequentare. Di fatto, una grossa fetta della popolazione studentesca viene tagliata fuori, se priva di borse di studio, dovendo magari ripiegare per gli atenei pubblici, notoriamente di scarsa qualità. Molti altri chiedono un prestito allo stato e ad oggi risultano 1.200 miliardi di dollari di debiti accumulati e che la stessa politica ritiene siano perlopiù a rischio restituzione.

Le lauree “disruptive” di Google

Che un colosso privato faccia pressione sul sistema accademico non è un male. E non solo negli USA, dove le università potrebbero reagire abbassando i costi e rendendosi alla portata di una più ampia platea di studenti.

Le stesse università pubbliche in Europa si troveranno a fare i conti con alternative didattiche veloci e dalla formazione più specifica. E poco importa se i governi non ne riconosceranno la validità legale, perché nel mondo di oggi serve più accedere al mercato del lavoro che avere in tasca un titolo che non porta da nessuna parte.

I corsi di Google non saranno equiparabili alle lauree acquisite dopo anni di studio, ma allo stesso tempo offriranno ai giovani (e non) un’alternativa “smart” per presentarsi a un colloquio di lavoro più preparati che con un diploma e con conoscenze dettagliate su un singolo argomento, un fatto che generalmente viene apprezzato da chi assume. Le imprese richiedono sempre meno conoscenze scolastiche generiche e sempre più una formazione avanzata e legata al mondo del lavoro.

Rispetto all’era pre-Covid, poi, abbiamo superato mentalmente la barriera del lavoro e dello studio online. Fino a pochi mesi fa, ritenevamo che fosse poco serio seguire le lezioni su internet, mentre in piena pandemia abbiamo fatto un po’ tutti di necessità virtù, scoprendo i pregi di un’alternativa che era rimasta ancora poco diffusa perlopiù per i pregiudizi nutriti. Adesso, Google ne sta approfittando per compiere un ulteriore salto nel senso di una formazione terziaria breve, intensa e in rete. Potrà piacerci o meno, ma ha già creato le condizioni “disruptive” per svecchiare il mondo accademico e quanto meno porlo dinnanzi alle sfide dell’era moderna.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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