Sempre meno laureati in Italia, arriva il rapporto dell’Ocse che evidenzia la poca istruzione nel nostro paese. Solo il 20% degli italiani fra i 25 e i 34 anni è laureato. Ecco le statistiche e i consigli da considerare.
Aumentare l’accesso all’istruzione terziaria e al contempo migliorare la qualità e la pertinenza delle competenze. L’Italia ha un numero relativamente esiguo di lavoratori con un titolo universitario ed anche il flusso di neo laureati che arrivano sul mercato del lavoro è relativamente basso.
Solo il 20% degli italiani tra i 25 e i 34 anni è laureato rispetto alla media OCSE del 30%, per la stessa fascia d’età. Inoltre, anche a causa di trend demografici negativi, il numero assoluto di studenti iscritti all’università è sceso dell’8%, tra il 2000 e il 2015.
Recentemente, comunque, c’è stato un aumento del 4,9% nelle iscrizioni nel 2016, rispetto all’anno precedente.
Italiani con tasso di competenze molto basso
Gli italiani laureati hanno, in media, un più basso tasso di competenze – capacità di lettura e competenze matematiche – rispetto ai laureati in altri paesi (26° posto su 29 paesi OCSE, in ambedue i campi).
Infine, deve essere migliorata la pertinenza degli studi universitari rispetto alla domanda di competenze sul mercato del lavoro: i tassi d’occupazione dei laureati sono bassi rispetto alla media OCSE e, allo stesso tempo, molte imprese non riescono a reclutare lavoratori con alte competenze per coprire i propri posti di lavoro. Questi risultati sollevano dubbi sulla qualità e sulla pertinenza delle competenze sviluppate all’università.
I problemi dei laureati in Italia
Tra i diversi problemi, il fatto che in Italia le qualifiche non riflettono con precisione le competenze dei lavoratori. Questo rende difficile, per un datore di lavoro con poche informazioni, allineare un dato livello di competenze con un impiego.
Ad ogni modo, l’evidenza empirica mostra che i laureati delle università, che forniscono migliori competenze tecniche e professionali, ottengono rapidamente impieghi ben pagati e di alta qualità e che rafforzare l’erogazione di competenze tecniche e professionali nelle università è una buona politica per migliorare la performance del mercato del lavoro.
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Riforme delle università Italiane
L’educazione universitaria Italiana è stata oggetto di diverse riforme nell’ultimo decennio.
Alcune di queste riforme hanno introdotto importanti innovazioni come il “3+2” – la laurea breve seguita da due anni di laurea magistrale – la valutazione della ricerca universitaria, e più recentemente, l’istruzione professionale terziaria.
Nuovi Istituti Tecnici Superiori (ITS): un esempio di innovazione
Inoltre, i nuovi Istituti Tecnici Superiori (ITS) in Italia, sebbene stiano ancora fornendo pochi “diplomati” , rappresentano un buon esempio di innovazione, con risultati molto positivi in termini di occupabilità specialmente nelle aree più dinamiche del Paese. In aggiunta, dal 2018, a fianco dell’offerta dell’ITS, saranno accessibili agli studenti nuovi percorsi professionali di livello universitario; le così dette lauree professionalizzanti.
Apprendistato Jobs Act: un’opportunità per molti
L’apprendistato per la formazione più avanzata e per la ricerca, recentemente rinnovato dal Jobs Act del 2015, rappresenta un’altra opportunità per aumentare l’accesso all’educazione di livello universitario e migliorare la connessione tra università, altri enti di alta formazione, ed il mercato del lavoro.
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Laureati in Italia: aumento degli stanziamenti
Per far fronte a queste sfide, il Ministero dell’Istruzione ha recentemente iniziato ad aumentare i fondi stanziati alle università e sta lavorando per potenziare i servizi di orientamento e rafforzare la pertinenza dell’istruzione universitaria rispetto al mercato del lavoro.
Inoltre, il recente aumento dell’investimento sulle borse di studio (il Patto di Stabilità 2017) è uno sforzo nella direzione giusta per migliorare l’accesso all’università in Italia.
Laureati italiani: il punto di vista degli stakeholder
Gli stakeholder hanno espresso punti di vista diversi, talvolta contradditori, sulle competenze dei laureati.
Molti, specialmente tra i rappresentanti delle imprese, hanno indicato il bisogno di aumentare il numero di laureati con buone competenze professionali, riconoscendo che i laureati italiani spesso non possiedono alcune delle competenze richieste nel mercato del lavoro, come la conoscenza di una lingua straniera (in particolar modo l’inglese), la conoscenza del computer, e la comprensione dei requisiti base richiesti dal mercato del lavoro.
In particolare, sono emersi quattro punti principali dalla riflessione degli stakeholder:
Primo punto
Gli stakeholder hanno riconosciuto la necessità di potenziare l’educazione terziaria attraverso un aumento dell’investimento. Gli stakeholder, pur riconoscendo il miglioramento dello stanziamento pubblico, rispetto al periodo di forte riduzione registrato tra il 2008 e il 2013, hanno segnalato che l’istruzione terziaria italiana beneficia di stanziamenti.
Secondo punto
Gli stakeholder hanno accolto positivamente lo sforzo attuale per sviluppare e potenziare l’istruzione terziaria professionale in Italia. In particolare, la maggior parte degli stakeholder considera l’ITS come un’innovazione positiva il cui modello potrebbe essere esteso ad altri contesti. Altri stakeholder, specialmente coloro che rappresentavano le università, erano dell’opinione che l’istruzione professionale terziaria dovesse essere sviluppata ed effettuata dalle università, anche per garantire una copertura più ampia dei servizi in tutto il paese.
Terzo punto
Gli stakeholder hanno sottolineato che la retribuzione dei laureati tende a essere bassa nelle imprese italiane e questa scelta contribuisce alla bassa propensione dei giovani ad investire sull’istruzione terziaria.
Quarto punto
Gli stakeholder si sono accordati sul fatto che le università dovrebbero avere una relazione molto più stretta con il mondo delle imprese. Ostacoli al rafforzamento di questi collegamenti esistono da ambo le parti. La maggior parte delle imprese italiane sono piccole ed hanno difficolta a relazionarsi con le università.
Laureati in Italia: interventi suggeriti
Migliorare l’accesso all’istruzione terziaria nell’intero paese, specialmente per gli studenti che provengono da un contesto socio economico sfavorevole, per esempio, estendendo l’accesso alle borse di studio all’interno del Patto di Stabilità.
Rafforzare la qualità e la pertinenza delle competenze acquisite nell’istruzione terziaria, e al contempo migliorare la sostenibilità finanziaria del sistema dell’educazione terziaria, specialmente nel sud del paese. Questo potrebbe implicare la creazione di incentivi per migliorare la qualità dell’insegnamento e della ricerca nell’istruzione terziaria mettendo a punto la valutazione, collegando i fondi a tali risultati oltre che ai tassi di completamento degli studi, al numero di anni necessari a terminare gli studi universitari, ed all’occupabilità. I sistemi di valutazione della performance dovrebbero riconoscere che istituzioni localizzate in alcune regioni svantaggiate possano trovarsi a far fronte a sfide specifiche.
Aumentare la dimensione, la diffusione e migliorare la qualità delle istituzioni educative terziarie professionali (ITS) incoraggiandole a fornire formazione professionale che rifletta la specializzazione economica del territorio in cui sono localizzate, ed anche a migliorare la collaborazione con le imprese per assicurare che le opportunità di formazione professionale siano ben allineate con il corso di studi. Facilitare il passaggio dagli ITS alle università attraverso un sistema sviluppato di trasferimento dei crediti formativi in modo da garantire ai diplomati maggiori opportunità educative e di sviluppo professionale.
Fonte: Rapporto Ocse “Strategia delle competenze” – rapporto Italia