Laureato senza lavoro: ha diritto al reddito di cittadinanza ma non al mantenimento

Chi è laureato senza lavoro ha diritto al reddito di cittadinanza. Ma non al mantenimento. Questo è quanto emerso, infatti, da un pronunciamento della Cassazione nel respingere il ricorso di un ragazzo. Ecco la storia.
3 anni fa
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riforma reddito di cittadinanza

Chi è laureato senza lavoro ha diritto al reddito di cittadinanza. Ma non al mantenimento. Questo è quanto emerso, infatti, da un pronunciamento della Cassazione. Nel respingere il ricorso di un ragazzo intenzionato ad essere mantenuto da mamma e papà. E ciò nonostante la possibilità di spendere sul mercato del lavoro una laurea triennale in informatica.

Il laureato senza lavoro, quindi, ha diritto al reddito di cittadinanza. Ed in generale a fare richiesta per l’accesso ad aiuti pubblici. Ma non ad appoggiarsi economicamente ai genitori.

Così come è emerso dall’ordinanza numero 40882 della Cassazione.

Il giovane laureato senza lavoro ha diritto al reddito di cittadinanza. Ma non al mantenimento

In altre parole, il giovane laureato senza lavoro, anche se non trova un’occupazione, non può appellarsi allo stato di bisogno per essere mantenuto dai genitori. Ma deve prima puntare ad accedere ai sostegni di Stato.

Nella fattispecie, la Cassazione ha vietato tra l’altro l’accesso agli alimenti, per il giovane laureato, citando la sua scarsa propensione a trovare un lavoro congruo per il soddisfacimento dei propri bisogni.

Il reddito di cittadinanza, una misura ideale per chi non riesce a trovare lavoro

D’altronde, e non solo per il caso del giovane laureato senza lavoro, il reddito di cittadinanza è da un lato una misura che combatte la povertà. E dall’altro punta, anche se non sempre i risultati sono stati ad oggi eccezionali, ad inserire o a reinserire i percettori del sussidio nel circuito occupazionale.

Non a caso, chi prende il reddito di cittadinanza, ed è un percettore occupabile, tra gli obblighi da rispettare, e non solo per il giovane laureato senza lavoro, c’è quello di sottoscrivere con i Centri per l’Impiego un Patto per il lavoro. Con il rischio, inoltre, di decadenza dal beneficio. Se si rifiutano le offerte di lavoro.

Così come è riportato in questo articolo.

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