Venerdì si è tenuto un sopralluogo congiunto del ministro alle Infrastrutture, Paola De Micheli, e il commissario UE ai Trasporti, Adina Valean, presso il cantiere del Brennero per la costruzione del tunnel ferroviario italo-austriaco. I due discuteranno della decisione del Land del Tirolo di imporre da quest’anno il divieto di transito a numerosi mezzi pesanti e per altrettanto numerose categorie di merci, nonché per tutti il sabato mattina. Anzitutto, non potranno transitare i veicoli fino all’Euro V, bensì solamente gli Euro VI, quelli immatricolati dopo il 31 dicembre 2018.
Quanto alle categorie merceologiche coinvolte, parliamo di carta, cartone, prodotti minerali liquidi, cemento, calce, intonaco bruciato-gesso, tubi e profilati cavi e cereali. Per gli autotrasportatori italiani, un incubo. Non solo devono affrettarsi a rientrare entro venerdì sera, altrimenti il sabato mattina non potrebbero transitare dal Brennero – con tutti i rischi che ciò comporta per la loro e altrui sicurezza – ma queste decisioni, pienamente sostenute dal governo di Vienna e dal governatore altoatesino Arno Kompatscher, rischiano di provocare grossi danni alle nostre esportazioni.
Nel corridoio che va da Mediterraneo e che porta alla Scandinavia, le merci italiane trasportate valgono ogni anno sui 200 miliardi di euro, il 40% del totale. E di queste, il 93% risulta trasportato su gomma. La linea ferroviaria austriaca (Rola) non solo costa di più del tratto viario, ma richiede ai TIR diverse ore di tempo in più per raggiungere il terminal. Dunque, si perdono tempi e soldi e si rischia paradossalmente di aggravare le condizioni del traffico e ambientali, perché a differenza di oggi, i TIR non possono caricare in un solo viaggio merci vietate e non, per cui dovranno raggiungere le destinazioni spesso semi-vuoti, compiendo un maggior numero di viaggi.
Violata la libera circolazione delle merci
La soluzione definitiva sarebbe la costruzione della Galleria di Base del Brennero, un tratto ferroviario che dall’Italia arriverebbe fino alla Baviera. Ma l’opera sarà pronta non prima del 2028 e nella regione tedesca non prima del 2050. E Monaco si mostra contraria all’infrastruttura, ragione per cui si teme che non ne veda mai la luce, almeno non nella sua progettazione completa prevista. Incuranti dei danni provocati all’Italia, però, l’Austria ci ha chiuso sostanzialmente le frontiere commerciali, nonostante faccia parte dell’Unione Europea e dell’area Schengen (approfondisci qui: https://www.schengenvisainfo.com/schengen-agreement/). La violazione della libera circolazione delle merci è palese, non ignorabile. Invece, accade che a Bruxelles fingano di non vedere quanto stia accadendo.
L’Italia potrebbe trovarsi costretta a rivolgersi alla Corte di Giustizia UE. Passerebbero anni prima di ottenere (forse) un provvedimento favorevole, ma il punto è un altro: come si fa a farsi prendere in giro così da Bruxelles? Già con la questione migranti, Francia e Austria si sono spinte a sospendere l’area Schengen, chiudendo le frontiere al confine con l’Italia, salvo tacciarci di razzismo quando cerchiamo di impedire l’arrivo in massa di navi cariche di migranti o clandestini che siano e, peraltro, battenti il più delle volte bandiera straniera, olandese, tedesca, etc. Vi immaginate se a Roma decidessimo per ragioni ambientali di imporre il divieto di transito ai mezzi in ingresso dal Monte Bianco? La reazione della Francia sarebbe (giustamente) furente e quella dei commissari seguirebbe a ruota.
Migranti respinti, frontiere chiuse in Germania e Austria e il vero piano per far fallire la UE
Se non sanzionato, quello austriaco rischia di diventare un pessimo precedente per tutta l’area, in una fase in cui Bruxelles punta e spera di ottenere con il Regno Unito un accordo commerciale che preservi l’integrità del mercato comune, tutelando la libera circolazione delle merci, dei servizi, dei capitali e delle persone.