Lavorare in pensione di vecchiaia: conseguenze fiscali e previdenziali

Lavorare durante la pensione di vecchiaia è possibile, con attenzione rivolta alle implicazioni fiscali e previdenziali
3 settimane fa
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lavoro in pensione
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Negli anni, il panorama della pensione di vecchiaia è cambiato in Italia, offrendo nuove opportunità a chi desidera continuare a lavorare anche dopo aver raggiunto l’età pensionabile. Questo cambiamento è stato reso possibile dal sistema contributivo e misto/retributivo, che permettono di cumulare i redditi da lavoro con la pensione di vecchiaia senza penalizzazioni economiche per i pensionati.

Tuttavia, lavorare in pensione comporta anche alcune considerazioni fiscali e contributive importanti, che vale la pena esplorare in dettaglio per comprendere pienamente le implicazioni di questa scelta.

Possibilità di lavorare in pensione di vecchiaia

La pensione di vecchiaia, ricordiamo, è quella che richiede 67 anni di età e 20 anni di contributi. Ovvero 15 anni in caso di deroga Amato. Dal 2001, l’Italia ha permesso la cumulabilità della pensione di vecchiaia con i redditi da lavoro, sia come dipendenti sia come lavoratori autonomi o collaboratori.

Questo significa che coloro che raggiungono i requisiti pe la domanda di pensione di vecchiaia, possono poi tornare a lavorare senza implicazioni sull’importo della pensione che già percepiscono. Questa possibilità apre nuove prospettive a chi, per motivi personali o economici, decide di rimanere attivo professionalmente oltre l’età pensionabile.

Cumulabilità dei redditi da lavoro con la pensione

La scelta di lavorare in pensione di vecchiaia si rivela particolarmente interessante per chi desidera integrare il reddito mensile della pensione con nuovi guadagni.

Grazie alla normativa vigente, i pensionati hanno la possibilità di lavorare come dipendenti, liberi professionisti o in collaborazione senza limiti sul reddito percepito. Di fatto, questa libertà contribuisce a migliorare il tenore di vita di molti pensionati e a fornire risorse aggiuntive che possono essere utilizzate per investimenti, per il supporto alla famiglia o per il proprio benessere.

L’importanza di questa possibilità va oltre il semplice aspetto economico: lavorare anche in età avanzata è per molti un’occasione di rimanere attivi, di coltivare passioni o competenze professionali, o di mantenere una connessione con il mondo del lavoro.

Questo aspetto è fondamentale per chi desidera rimanere coinvolto e produttivo, sfruttando le proprie competenze anche dopo l’età pensionabile.

Aspetti fiscali del lavoro durante la pensione di vecchiaia

La possibilità di lavorare in pensione di vecchiaia comporta però alcune considerazioni fiscali, da tenere attentamente in conto. Infatti, il reddito da lavoro si somma a quello della pensione, modificando l’aliquota IRPEF applicabile ai redditi complessivi del pensionato. L’aumento del reddito complessivo può comportare una tassazione maggiore, soprattutto per chi percepisce già una pensione di importo significativo.

In termini pratici, questa cumulabilità dei redditi incide sull’imposta IRPEF, generando un conguaglio fiscale in sede di dichiarazione dei redditi. Ciò significa che, in sede di 730, i pensionati che lavorano devono affrontare un ricalcolo delle imposte dovute, con la possibilità di dover versare un importo aggiuntivo in funzione del nuovo scaglione IRPEF raggiunto a causa della somma dei redditi.

È importante, quindi, considerare attentamente l’impatto fiscale di questa scelta, poiché il pensionato che decide di continuare a lavorare. .

Lavorare in pensione vecchiaia: aspetti previdenziali

Tornare a lavorare in pensione di vecchiaia implica anche il versamento di nuovi contributi all’INPS. Questi nuovi contributi, tuttavia, non vengono automaticamente integrati nella pensione che il lavoratore sta già percependo. Per beneficiare di tali contributi e ottenere un aumento dell’importo pensionistico, il pensionato deve fare domanda per il c.d. supplemento della pensione.

Il supplemento della pensione è, in pratica, un aumento calcolato in base ai nuovi contributi versati durante il periodo lavorativo successivo al pensionamento. Si tratta di un’operazione semplice, ma che necessita di una procedura specifica: il pensionato deve presentare apposita richiesta all’INPS per includere i nuovi contributi e adeguare l’importo della pensione di vecchiaia.

La scelta di lavorare in pensione di vecchiaia, quindi, non solo consente di mantenere inalterato il reddito pensionistico, ma offre anche l’opportunità di aumentarlo in futuro, a condizione che il lavoratore-pensionato faccia la richiesta di supplemento. Questo vantaggio, spesso trascurato, rappresenta una risorsa aggiuntiva per i pensionati che continuano a versare contributi all’INPS.

Riassumendo…

  • Dal 2001, pensione di vecchiaia cumulabile con redditi da lavoro senza penalizzazioni.
  • Pensionati possono lavorare come dipendenti o autonomi, aumentando il reddito complessivo.
  • Lavorare in pensione comporta una maggiore aliquota IRPEF e conguaglio fiscale.
  • Nuovi contributi INPS non aumentano automaticamente la pensione, serve domanda di supplemento.
  • Opportunità per incrementare il reddito e migliorare la qualità di vita dei pensionati.
  • Lavorare in pensione favorisce benessere psicologico e mantenimento di relazioni sociali attive.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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