‘Lavorare meno lavorare meglio’ può essere davvero il motto del futuro? Per Google, una delle aziende hi-tech più avanzate al mondo sembra voler abbracciare proprio questa filosofia. Gli studi degli ultimi anni hanno rivelato come un forte stress da lavoro renda gli impiegati meno produttivi, soprattutto quando si tratta di lavori in cui conta la creatività, come nel caso di Google: non è una riflessione a caso, Big G ha dato avvio nel 2014 a uno studio scientifico che dovrebbe proprio analizzare la questione, con tanto di esperimenti.
L’inchiesta – Lavorare in Amazon Italia: il racconto shock sulla ‘schiavitù’ del XXI secolo.
Il progetto Google a partire dal motto ‘Lavorare meno lavorare meglio’
Due sono le strade possibili e la Silicon Valley sembra essere indecisa: c’è chi come Elon Musk afferma di lavorare tra le 85 e le 100 ore settimanali, dedicando tutta la sua esistenza alla produttività e c’è chi, come Google, intende studiare da vicino un particolare meccanismo: e se lavorare meno sia più produttivo, grazie a dipendenti più riposati, contenti e, dunque, concentrati e produttivi? La ricerca che Google ha iniziato nel 2014 si chiama gDNA e durerà ben 100 anni (un progetto a lungo termine, insomma): durante questo periodo, Google osserverà i propri dipendenti per capire qual è la ricetta del successo. I primi risultati dicono che soltanto il 31% dei dipendenti riesce davvero a staccare la spina, per tutti gli altri il lavoro è come una piccola ossessione strisciante che riempie anche i momenti della vita caratterizzati dal tempo libero.
Google ritiene, invece, che uno stile di vita più equilibrato e sereno possa portare a maggiore produttività: del resto, è sempre a Mountain View che si sono effettuati alcuni esperimenti per il benessere psicofisico dei dipendenti, con corsi di meditazione e altre pratiche di ‘rilassamento’: i risultati sono stati straordinari, chi ha partecipato ha meno stress, più capacità di gestione di un team, maggiore produttività.
‘Lavorare meglio lavorare tutti’ in Occidente forse, nelle supply-chain orientali è tutta un’altra storia
Si tratta, ovviamente, di lavoro intellettuale e creativo. Occorre dirlo. Questo dispositivo che Google vorrebbe studiare e mettere in campo vale sicuramente per il tipo di lavoro di cui si nutre l’Occidente: il lavoro creativo. Spostiamo la nostra visuale all’Oriente, la fabbrica del mondo, dove gli operai che assemblano i prodotti (ad esempio) Apple come l’iPhone che avete tra le mani lavorano una quantità di ore al giorno per noi impensabili dalla seconda metà dell’800. Laddove il lavoro è caratterizzato dalla catena di montaggio c’è poca speranza: il datore di lavoro cercherà di far lavorare sempre di più e a stipendi più bassi, del resto in un’operazione meccanica e ripetitiva c’è bisogno di poca creatività, dunque che lavorino anche 14 ore al giorno!