Lavorare senza aprire partita IVA, più chance con la manovra 2023

La legge di bilancio 2023 innalza il limite annuo che le aziende devono rispettare per chiamare collaboratori a lavorare senza partita IVA
2 anni fa
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lavorare senza partita iva

La possibilità di lavorare senza partita IVA in Italia è espressamente prevista dalla legge. Parliamo delle c.d. “prestazioni occasionali”. Si tratta di una particolare forma di contratto senza alcun vincolo di subordinazione ma che richiede, in ogni caso, il rispetto di vincoli reddituali.

Questa forma di collaborazione lavorativa offre la possibilità di non doversi vincolare, quindi, all’apertura della partita IVA.

Si pensi ad un soggetto che, esperto in informatica, non trova lavoro come dipendente ma a cui nel frattempo alcune aziende gli chiedono una consulenza e che l’importo che le aziende intendo pagare per il servizio è basso così da non permettere al soggetto di sostenere l’apertura di una posizione IVA.

Oppure si consideri un dipendente di una società di informatica al quale, un’impresa terza, chiede una consulenza privata a pagamento. Il lavoratore, per tale consulenza extra lavorativa (che forma oggetto di lavoro autonomo) può evitare l’apertura della partita IVA ricorrendo alla c.d. “prestazione occasionale”.

Lavorare senza partita IVA, i vincoli reddituali da rispettare

La chance di lavorare senza partita IVA ma a prestazione occasionale è espressamente prevista dal art. 54 bis comma 1 decreto legge n. 50 del 2017, dove è sancito che è ammessa la possibilità di acquisire prestazioni di lavoro occasionali, intendendosi per tali le attività lavorative che danno luogo, nel corso di un anno civile:

  • per ciascun prestatore, con riferimento alla totalità degli utilizzatori, a compensi di importo complessivamente non superiore a 5.000 euro;
  • per ciascun utilizzatore, con riferimento alla totalità dei prestatori, a compensi di importo complessivamente non superiore a 5.000 euro;
  • per le prestazioni complessivamente rese da ogni prestatore in favore del medesimo utilizzatore, a compensi di importo non superiore a 2.500 euro.

I vincoli per il prestatore (lavoratore)

Dunque, si può parlare di prestazione occasionale solo laddove, nel periodo che va dal 1° gennaio al 31 dicembre di ogni anno, il compenso percepito dal prestatore (lavoratore) non superi il valore complessivo di 5.000 euro netti.

Tale valore è da intendersi riferito a tutti i contratti di prestazione occasionale attivati nell’anno nel loro complesso (quindi, se ad esempio il lavoro commissionato deriva da più committenti, la somma dei compensi provenienti da tutti i contratti non deve superare i 5.000 euro netti in quell’anno).

Questo significa anche che ciascun lavoratore può lavorare senza partita IVA sottoscrivendo in un anno uno o più contratti di prestazione occasionale per un valore complessivo di massimo 5.000 euro netti.

Il limite economico scende a 2.500 euro annui per le prestazioni complessivamente rese da ogni prestatore in favore di uno stesso committente. Dunque, verso lo stesso committente il valore massimo della totalità delle prestazioni occasionali non deve superare 2.500 euro.

Lavorare senza partita IVA, la novità per i committenti (aziende)

La norma stabilisce anche che ciascun utilizzatore (quindi, l’azienda che commissiona il lavoro al prestatore), può ricorrere alla prestazione occasionale ma nel limite massimo di 5.000 all’anno e tale importo deve riferirsi alla totalità dei compensi dati ai prestatori.

Dunque, il committente, in un anno, può chiamare a collaborare persone a cui erogare compenso come prestazione occasionale per un importo complessivo non superiore a 5.000 euro. Tale cifra è da intendersi come somma dei compensi erogati a tutti i collaboratori occasionali di cui si avvale.

Esempio

L’azienda Brico chiama a lavorare Tizio a cui offre un contratto di prestazione occasionale di euro 2.300 euro. Nello stesso anno, l’azienda chiama anche Caio a prestazione occasionale il quale chiede come compenso 4.000 euro. In tal caso l’azienda non può fare contratto di prestazione occasionale a Caio poiché supererebbe il limite complessivo di 5.000 euro.

Ed è proprio su questo aspetto che interviene il testo della manovra di bilancio 2023, come licenziata dal governo. Il limite sale da 5.000 euro a 10.000 euro.

Questo significa più possibilità per le aziende di ricorrere a prestazioni occasionali e più chance per i prestatori di lavorare a ritenuta d’acconto senza partita IVA.

Si tenga presente che il testo della manovra dovrà ancora superare l’esame parlamentare. Quindi, quanto ora previsto nel testo emanato dal governo potrebbe subire modifiche o aggiornamenti. Ne consegue che la novità qui esposta dovrà trovare poi conferma nel testo definitivo della manovra che sarà approvato da Camera e Senato

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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