In vigore il nuovo decreto Trasparenza. Un provvedimento legislativo che impone ai datori di lavoro (settore privato) nuovi e specifici obblighi verso i propri dipendenti.
Si chiama decreto Trasparenza in quanto, recependo le direttive dell’Unione Europea in materia, obbliga l’azienda a fornire tutte le informazioni, “con chiarezza”, sulle condizioni del lavoro. Obiettivo è quello di evitare situazioni di sfruttamento. Il lavoratore dipendente deve conoscere con “trasparenza” il contesto in cui si trova (o troverà) a lavorare.
Assunzione di lavoratori, le novità del decreto Trasparenza
Il decreto Trasparenza, entrando nel dettaglio, stabilisce che l’azienda deve, in formato cartaceo o elettronico, fornire al lavoratore tutte le seguenti informazioni:
- identità delle parti, anche quella del co-datore se presente.
- luogo di lavoro.
- sede o il domicilio del datore.
- inquadramento, il livello e la qualifica del lavoratore.
- data dell’inizio del rapporto di lavoro e quella di fine se questo è a termine.
- tipologia del rapporto di lavoro.
- importo iniziale della retribuzione, o il compenso e i relativi elementi costitutivi, con l’indicazione del periodo e della modalità di pagamento.
- durata del periodo di prova, dove previsto.
- diritto a ricevere la formazione erogata dal datore di lavoro, se prevista.
- durata dei congedi per ferie e altri congedi retribuiti.
Sanzioni, i consulenti del lavoro chiedono periodo transitorio
La novità entra in vigore dal 13 agosto 2022.
In caso di mancato, ritardato, incompleto o inesatto assolvimento degli obblighi in commento, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro potrà applicare una sanzione da 250 a 1.500 euro per ogni lavoratore nei confronti del quale non risultano rispettati i nuovi criteri informativi.
A questo proposito il Consiglio Nazionale dei Consulenti del lavoro ha chiesto ufficialmente di inserire un periodo transitorio. Quindi, un lasso di tempo in cui i datori siano, comunque, immuni da sanzioni.