Lavoratori stagionali, ecco la richiesta dell’INPS, vanno restituiti alcuni bonus Covid

Dall'INPS ecco la pretesa di restituzione di alcuni Bonus per i lavoratori stagionali, ecco la richiesta e tutti i perché.
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Dall'INPS ecco la pretesa di restituzione di alcuni Bonus per i lavoratori stagionali, ecco la richiesta e tutti i perché.
Foto © Pixabay

Numerosi lavoratori del settore stagionale del turismo, della ristorazione, degli stabilimenti balneari e così via, stanno ricevendo dall’INPS la lettera che mai avrebbero voluto ricevere: si tratta di una richiesta di restituzione delle somme indebitamente percepite negli anni passati.

Di cosa parliamo? Dell’indennità Covid, un bonus erogato più volte durante il periodo della pandemia a lavoratori che, a causa di quel particolare contesto storico ed epidemiologico, avevano visto ridursi la propria attività lavorativa. Erano i tempi in cui l’allora Premier Giuseppe Conte annunciava in diretta TV i vari decreti emergenziali.

Erano gli anni dei bollettini della Protezione Civile, degli esperti in TV e delle numerose polemiche. Ciò che pareva una mano concreta in un periodo di grave crisi economica, ora si trasforma in una sorta di incubo. Dopo il bonus ai pensionati, ecco che l’INPS vuole indietro anche il bonus dei lavoratori stagionali. Molte lettere sono già arrivate: l’INPS richiede 1.000 euro da restituire in unica soluzione, corredando la comunicazione di un bollettino munito di QR code da pagare entro il 1° febbraio prossimo.

Lavoratori stagionali, ecco la richiesta dell’INPS, vanno restituiti alcuni bonus Covid

Per milioni di lavoratori nel settore turistico, alberghiero e ricettivo, è davvero un caso di oltre il danno, la beffa. Gli stagionali si vedono ora costretti a restituire uno degli aiuti Covid. Dal punto di vista delle tempistiche, si tratta di un grande problema per molti di loro, che non sono riusciti a trovare una nuova occupazione per la stagione invernale, sono senza reddito e hanno ormai terminato di percepire la Naspi da mesi, vista la sua scarsa durata (soltanto pochi mesi all’anno).

La prospettiva di dover versare, in un’unica soluzione, 1.000 euro tramite un avviso di pagamento PagoPa entro poche settimane (la scadenza è fissata al 1° febbraio 2025) preoccupa moltissimi di questi lavoratori.

Ma da dove nasce questa situazione?

Ecco perché ai lavoratori stagionali arriva questa richiesta di restituzione delle somme indebite

Ai tempi della pandemia, uno dei settori più colpiti dalle limitazioni, dai lockdown e dai coprifuoco era proprio quello ricettivo, alberghiero e turistico. La paura del virus, unita a restrizioni molto rigide, aveva messo in ginocchio l’intero comparto, con lavoratori costretti a lavorare solo per pochi mesi o, in alcuni casi, a rimanere completamente inattivi. Lo Stato aveva cercato di sostenerli con diversi decreti (chiamati Aiuti, Ristori, Rilancio, ecc.), che prevedevano sostegni economici.

Tuttavia, uno di questi aiuti va ora restituito. Si tratta del bonus stagionali da 1.000 euro, disciplinato dall’articolo 9, comma 1, del DL n. 104 del 14 agosto 2020.

Quel decreto, poi convertito nella Legge n. 126 del 13 ottobre 2020, riconosceva un’indennità onnicomprensiva di 1.000 euro ai lavoratori stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali che avevano cessato involontariamente un rapporto di lavoro tra il 1° gennaio 2019 e il 17 marzo 2020, purché avessero prestato servizio nel turismo o nelle terme, anche con contratto di somministrazione.

Per accedere al bonus, bisognava inoltre soddisfare alcuni specifici requisiti. Al 15 agosto 2020 (data di entrata in vigore del DL 104), non si doveva percepire la Naspi. Né risultare titolari di un rapporto di lavoro dipendente in corso.

Da dove parte la richiesta di restituzione delle somme indebitamente percepite?

Il problema risiede nel fatto che questa indennità da 1.000 euro è richiesta massicciamente da tanti lavoratori stagionali (o presunti tali). Bisogna ricordare che, secondo quanto previsto all’epoca, coloro che avevano già presentato domanda e usufruito delle indennità relative alle precedenti mensilità (marzo, aprile e maggio 2020) non erano tenuti a presentare una nuova domanda.

Fu stabilito, ed esplicitato anche in una circolare dell’INPS, che l’Istituto avrebbe provveduto d’ufficio a verificare i requisiti per queste indennità. Ora occorre capire perché ci siano state delle dissonanze nei controlli.

Non a caso, in alcuni casi, l’INPS ha motivato la richiesta di restituzione con il fatto che il beneficiario risultasse assunto al 15 agosto 2020. E’ evidente quindi che qualcosa non abbia funzionato nelle verifiche a monte, durante l’assegnazione del bonus.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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