I dati sul lavoro 2018 segnano un aumento delle assunzioni. Tuttavia l’analisi del tipo di contratti spinge a frenare gli entusiasmi. A tal proposito apriamo questa analisi con la lettera di una lettrice che tra i buoni propositi di inizio anno avrebbe quello di trovare lavoro nel 2018.
“Mi chiamo Lucia e, dopo alcune esperienze di lavoro all’estero, ho deciso di cercare un’occupazione in Italia. Ho fatto alcuni colloqui di lavoro in questi primi giorni dell’anno ma in tutti i casi mi è stato proposto un contratto a termine. Avendo meno di trenta anni sinceramente speravo di avere maggiori possibilità di essere assunta a tempo indeterminato. Le imprese non hanno bonus per le assunzioni dei giovani? Mi conviene accettare eventuali proposte di assunzione a termine?”.
Abbiamo deciso di aprire con la lettera di Lucia perché evidentemente la situazione del lavoro 2018 è chiara nelle sue dinamiche anche a chi non è esperto della materia giuslavorativista.
Le sensazioni della nostra lettrice non sono insensate e il suo caso non è sicuramente unico. Ecco perché.
Lavoro 2018: sarà l’anno dei contratti a termine?
I dati che sponsorizzano la recente crescita occupazionale si basano sulle assunzioni a termine (2017 e, secondo i primi trend, anche confermati anche per le offerte di lavoro 2018). Mettendo a confronto i dati del 2016 e del 2017 emerge che il numero dei lavoratori a tempo determinato è cresciuto di circa un milione. L’aumento interessa diverse tipologie contrattuali e praticamente tutti i settori. Senza dubbio a questa spinta ha contribuito anche l’abolizione dei voucher lavoro. I dati peraltro scendono se si limita l’analisi alle nuove assunzioni: se ad ogni rinnovo di contratto per la stessa persona si calcola un occupato diverso appare chiaro che il numero di assunzioni lievita ma in maniera fuorviante. In questo senso la riduzione della durata dei contratti a termine può servire a scoraggiare questo tipo di assunzioni a favore di quelle a tempo indeterminato?
Dato confermato anche dal fatto che la crescita dei contratti a termine è salita perché questi ultimi sono saliti in valore assoluto e non a discapito delle assunzioni a tempo indeterminato, che invece restano costanti.
Ma questo ci spinge a riflettere su un rischio: si lavora di più (soprattutto nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni) ma a condizioni peggiori.
I trend del lavoro 2018 sembrano per il momento confermare questo andamento: difficilmente il datore che licenzia un dipendente a tempo indeterminato lo sostituisce con lo stesso tipo di contratto a tutele crescenti. Le imprese si giustificano “la crisi ha insegnato che le esigenze di oggi potranno non essere quelle di domani”.
Lo scenario si fa ancora più buio per il lavoro dal 2019: Confimprenditori ha messo in allarme sul boom di licenziamenti che si potrebbe scatenare con la fine degli incentivi alle assunzioni.
Se siete incerti se accettare un’offerta di lavoro oppure no, scrivete alla nostra redazione all’indirizzo [email protected] per ricevere maggiori informazioni sulle condizioni contrattuali.