Lavoro in Germania: la storia di Laura
Laura è una psicologa e da quattro anni vive a Stoccarda dove, dopo un corso di tedesco e una prima fase di inserimento negli asili nido, ora lavora in un centro di assistenza e può mettere in pratica anni di studio che, in Italia, erano rimasti nel cassetto.
D. In cosa questo Paese è meglio dell’Italia secondo te?
R. Sicuramente la burocrazia e la meritocrazia. Ma anche il senso di civiltà delle persone che da noi si è perso, cosa che si nota anche nelle piccole cose.
D. Cosa ti manca di più dell’Italia?
D. La cultura e l’elasticità. E il sole, inteso in senso meteorologico ma anche come leggerezza nel prendere la vita a volte, con il sorriso.
D. Come sono considerate le donne sul posto di lavoro?
R. A livello normativo non ci sono affatto discriminazioni anzi. Il sistema welfare per le donne e le mamme è di altissimo livello. Quello che ho riscontrato invece è un sentimento di invidia e gelosia da parte delle colleghe tedesche, cosa che mi è stata testimoniata anche da altre connazionali. Questo rende più difficile l’integrazione.
D. Faresti crescere tuo figlio in Germania?
R. Razionalmente direi di si, per dargli maggiori possibilità e benessere ma essendo cresciuta in un posto di mare so quanto altri fattori siano determinanti per il benessere, soprattutto nel periodo dell’infanzia e dell’adolescenza quindi ammetto che sarei combattuta.
D. Torneresti a lavorare in Italia e se si a quali condizioni?
R. Vorrei tornare e devo ammettere che ho anche provato a inviare dei curriculum e fare dei colloqui. Ma le condizioni offerte non sono neanche lontanamente paragonabili e questo è scoraggiante. A questo punto credo che tornerei solo se fossi in grado di avviare una mia attività ma anche in quel caso non so se la pressione fiscale e la burocrazia sarebbero di ostacolo alla fine.