Si parla spesso di lavoro e robot, della possibilità che i robot rubino il lavoro agli umani e di come l’automazione spazzerà via l’occupazione. Ormai le aziende richiedono figure sempre più specializzate e professionalizzanti e questo potrebbe in parte bloccare l’avvento della piena automazione.
Lo studio su lavoro e robot
Secondo lo studio sul lavoro e robot intitolato “Stop worrying and love the robot: An activity-based approach to assess the impact of robotization on employment dynamics“,presentato dai ricercatori dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP), dell’Università di Trento e dell’Istituto di Statistica della Provincia di Trento (ISPAT), l’utilizzo dei robot industriali ha avuto gravi effetti sull’occupazione ma allo stesso tempo ha ridotto di poco il tasso di disoccupazione.
Per capire il nesso bisogna anche considerare le mansioni dei lavoratori e il tipo di categorie più esposte al rischio di sostituzione. Infatti, la maggior parte delle figure facilmente sostituibili dai robot sono quelle figure che si occupano di programmazione, l’installazione e della manutenzione dei robot, che hanno subito un’importante crescita.
I robot possono avvantaggiare il mondo del lavoro
Secondo il presidente dell’Inapp, Sebastiano Faddi:
Questa indagine è molto significativa perché dimostra che non bisogna avere paura dei robot, che possono costituire più un’opportunità che uno svantaggio per il mondo del lavoro. D’altra parte la tecnologia pervade già ogni ambito professionale con esiti diversi a seconda delle situazioni, dalla medicina all’agricoltura, dalla meccanica al settore assicurativo. I “robot” già ora rendono il lavoro più efficiente e al tempo stesso esonerano le persone da compiti ripetitivi, poco qualificanti e usuranti, permettendo loro di occuparsi di mansioni più gratificanti (e produttive).
Non è la prima volta che si parla dell’automazione del lavoro e di come il mercato è appunto cambiato con l’avvento della robotizzazione.
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