Il mondo del lavoro sta cambiando: ci sono professioni sempre meno richieste che tra qualche anno spariranno del tutto, schiacciate dalla crisi e dalla pressione fiscale.
Tra queste i pellicciai, i corniciai o gli impagliatori e i barbieri. Più nello specifico le professioni che ormai nessuno sembra voler più fare sono armatori (-35,5%), i magliai (-33,1), i riparatori audio/video (-29,4), i lustrini di mobili (-28,6), i produttori di poltrone e divani (-28,4), i pellicciai (-26), i corniciai (-25,7), gli impagliatori (-25,2), i produttori di sedie (-25,1), i camionisti (-23,7) e i falegnami (-23,2).
Lavori che i robot non potranno fare
Di fronte a mestieri che sono sempre meno richiesti, ce ne sono altri in crescita, vuoi per i nuovi bisogni diventati primari nella società, vuoi per moda: parrucchieri ed estetiste (+2.180), gelaterie, rosticcerie, venditori ambulanti di cibo da strada (+3.290) e imprese di pulizia e di giardinaggio (+11.370). Questi sono i dati della Cgia di Mestre.
Facendo una comparizione tra i diversi settori le imprese che hanno fatto registrare il crollo maggiore sono quelle artigiane: dal 2009 il crollo è stato di 116 mila unità (-7,9%). In sofferenza anche l’edilizia (-65.455 imprese) e il comparto trasporti (-16.699). Nel settore manifatturiero, le imprese metal meccaniche hanno perso più di tutte, seguite dagli artigiani del legno (in particolari quelli impiegati nei mobilifici).
Alcune differenze si registrano a livello geografico: le regioni del Sud hanno fatto registrare perdite maggiori: Sardegna (-14,1%), Abruzzo (-12) Basilicata e Sicilia (entrambe con -11,1) sono quelle che hanno subito le perdite maggiori.