Il lavoro gravoso è entrato nel vocabolario pensionistico italiano nel 2017, con il varo dell’Ape sociale e di Quota 41. Prima di allora, la tipologia di lavoro svolto consentiva di andare in pensione prima, ma solo per via dello scivolo usuranti o per alcune particolari prestazioni erogate a lavoratori pubblici e del comparto difesa e sicurezza. Con il varo di quelle due misure prima citate, il lavoro gravoso è diventata una definizione molto utilizzata nel sistema pensioni italiano. Perché svolgere determinate attività consente di andare in pensione prima.
Lavoro gravoso, quali sono le attività che consentono di anticipare la pensione?
Prima di tutto iniziamo da ciò che vuol dire lavoro gravoso, o meglio, da quali sono le attività lavorative svolte che possono essere considerate gravose in base alle normative oggi in vigore. Infatti nel 2024 le attività di lavoro gravoso sono:
- addetti alla concia di pelli e pellicce;
- camionisti e conducenti di mezzi pesanti in genere;
- gruisti e conducenti di macchinari per il sollevamento e la perforazione nelle costruzioni;
- macchinisti dei convogli ferroviari e personale ferroviario viaggiante;
- infermieri ed ostetriche che lavorano in turni nelle sale operatorie e nelle sale parto;
- maestre ed educatori di scuola dell’infanzia ed asili nido;
- facchini ed addetti al movimento delle merci;
- netturbini ed addetti in genere alla raccolta ed allo smaltimento dei rifiuti;
- lavoratori del settore agricolo;
- marittimi;
- pescatori;
- siderurgici;
- addetti alla cura ed all’assistenza di persone non autosufficienti;
- lavoratori edili;
- addetti ai servizi di pulizia privi di qualifica.
Lavoro gravoso, ecco 3 possibilità di pensione anticipata che si possono sfruttare nel 2024
Le attività di lavoro gravoso sopra citate danno diritto, a determinate condizioni, a centrare le pensioni in anticipo con almeno tre misure e cioè:
- la pensione di vecchiaia;
- l’Ape sociale;
- la Quota 41 per i lavoratori precoci.
Il minimo comune denominatore è sempre quello di aver svolto una delle precedenti 15 attività per almeno 6 degli ultimi 7 anni o per almeno 7 degli ultimi 10 anni.
Pensione di vecchiaia 5 mesi in anticipo per i lavori gravosi
Partiamo dalla pensione di vecchiaia che come detto è la prima misura che prevede una particolare agevolazione per chi svolge un lavoro gravoso. La pensione di vecchiaia oggi si centra con:
- 67 anni di età;
- 20 anni di contributi versati.
Questi due requisiti sono quelli validi ancora oggi e sono sempre gli stessi dal primo gennaio 2019. Fu proprio dal mese di gennaio di quell’anno che ci fu l’ultimo scatto per la stima di vita. Infatti l’età pensionabile passò da 66 anni e 7 mesi a 67 anni. Per i lavori gravosi invece questo scatto è stato bonificato. Ma se per tutti bastano 20 anni di contributi, per i lavori gravosi per uscire con 66 anni e 7 mesi servono 30 anni di versamenti. E tutti senza considerare i contributi figurativi, un limite questo che non si applica ai 20 anni delle pensioni di vecchiaia.
L’Ape sociale per i lavori gravosi
Il lavoratore che svolge una delle attività prima citate e quindi risulta addetto ai lavori gravosi da 7 degli ultimi 10 anni o da 6 degli ultimi 7 anni, può andare in pensione nel 2024 con l’Ape sociale. In questo caso servono almeno 36 anni di contributi versati ed una età che dal primo gennaio 2024 è passata da 63 anni a 63 anni e 5 mesi.
La Quota 41 per i precoci e il lavoro gravoso
L’ultima via di uscita dal lavoro per gli addetti ai lavori gravosi è la Quota 41 per i lavoratori precoci. In questo caso non esistono limiti di età e gli interessati devono semplicemente rispettare i requisiti contributivi che sono tre:
- almeno 41 anni di contribuzione;
- almeno 35 anni di contribuzione effettiva da lavoro;
- un anno di contributi deve essere stato versato anche discontinuamente prima di arrivare ai 19 anni di età.
La misura è una classica pensione anticipata e quindi chi esce con la Quota 41 percepisce la pensione che lo accompagnerà per il resto della vita. Non ci sono infatti tutti i limiti prima citati quando abbiamo trattato dell’Ape sociale.