L’Agenzia delle Entrate continua la sua lotta contro il lavoro in nero. Si tratta di un fenomeno che coinvolge un gran numero di lavoratori e datori, finendo per pesare sulle tasche della collettività. Questo perché i soggetti interessati non versano contributi e soprattutto tasse. Ne consegue che pur percependo del denaro non contribuiscono a loro volta a rimpolpare le casse dello Stato. Quest’ultime necessarie a garantire i vari beni e servizi pubblici.
Come cantano Le Orme: “Se io lavoro è perché non so che fare, ho pochi amici con cui passare il giorno. E non vorrei che si parlasse male di me, che si dicesse che cerco solo di guadagnare, perché questo non è vero, non è mai stato vero“.
Lavoro in nero nel mirino delle Entrate, nuovi strumenti di controllo
L’Agenzia delle Entrate effettua continui controlli al fini di scoprire eventuali evasori. Proprio in tale ambito interesserà sapere che sono diversi gli strumenti a disposizione del Fisco per scovare coloro che lavorano in nero. In particolare, a finire sotto la lente di ingrandimento dell’Agenzia delle Entrate sono le varie transazioni di denaro, comprese quelli inerenti la compravendita di prodotti e servizi. Per risalire alle eventuali entrate derivanti da lavoro in nero il Fisco utilizza dei metodi deduttivi. Provvede ad esempio a controllare i movimenti bancari dei contribuenti e, nel caso in cui vengano rilevati dei movimenti sospetti, avvia un accertamento fiscale. A quel punto tocca al cittadino dimostrare di essere in regola.
È importante inoltre sottolineare che ci sono delle differenze tra professionisti e imprenditori. Nel primo caso i redditi imponibili sono frutto dei vari versamenti e bonifici effettuati sul conto corrente.
Se in seguito a questi controlli vengono rilevate delle attività in nero, il datore di lavoro è chiamato a versare i contributi e pagare delle sanzioni per evasione, il cui importo oscilla tra 100 e 500 euro. A questi si aggiunge la sanzione amministrativa variabile in base a quanto è durata l’attività. Entrando nei dettagli, per assunzioni fino a trenta giorni, la sanzione va da 1.500 a 9 mila euro per ogni lavoratore irregolare. Tali importi raddoppiano per ogni trenta giorni aggiuntivi, in cui i lavoratori hanno lavorato a nero. Il Fisco, inoltre, valuta anche altri fattori come l’etnia e l’età dei lavoratori. Se uno o più lavoratori in nero dovessero essere stranieri o minori, ad esempio, l’importo della sanzione aumentata del 20%.