Lavoro in pensione, riscatto laurea e garanzia giovani: tre pilastri chiave della riforma pensioni

Governo e sindacati sono distanti, la riforma della pensioni non può prescindere dalle esigenze di bilancio
3 anni fa
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In pensione con più libertà di uscire prima dal lavoro, il Def di aprile sarà la chiave
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Governo e sindacati hanno avviato il confronto sulla c.d. riforma delle pensioni. La distanza tra le proposte dei sindaci e le intenzioni del governo sono molto marcate. Per i sindacati non si può prescindere da interventi che permettano di andare in pensione anticipata continuando a lavorare, cosa vietata al momento con quota 100 e quota 102. Ulteriori tasselli della riforma dovrebbero essere un riscatto della laurea super agevolato nonché una garanzia sulla pensione dei giovani che si affacciano nel mondo del lavoro sempre più tardi, con contratti di lavoro che non recano alcun contributo rilevante dal punto di vista previdenziale.

La riforma delle pensioni

Il Governo si è dimostrato aperto ad un dialogo con i sindacati.

Tuttavia, Draghi ha già avuto modo di chiarire che il principio cardine sul quale si deve basare la riforma è quello della sostenibilità del sistema pensionistico. Infatti, con tale concetto Draghi ha delegittimato molte proposte di riforma.

Dunque, il rispetto del limite delle risorse finanziarie a disposizione della riforma è la base su cui costruire un dialogo con i sindacati.

Cosa propongono i sindacati?

I sindacati propongono in primis il superamento della Legge Fornero. In applicazione della quale, il diritto alla pensione di vecchiaia scatta al compimento di 67 anni con almeno 20 anni di contributi versati.

Vanno bene le misure come quota 100 o quota 102. Tuttavia, la loro operatività non può prescindere dall’eliminazione di alcuni paletti operativi che potrebbero rendere molto più conveniente il pensionamento anticipato. Il riferimento è all’incompatibilità di quota 100 con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi annui.

Rilevano ai fini dell’incumulabilità della pensione: i compensi percepiti per l’esercizio di arti; i redditi di impresa connessi ad attività di lavoro, nonché le partecipazioni agli utili derivanti da contratti di associazione in partecipazione nei casi in cui l’apporto è costituito dalla prestazione di lavoro (cfr. il messaggio n. 59 del 12 marzo 1997); diritti di autore; brevetti.

L’incompatibilità riguarda i redditi percepiti nel periodo compreso tra la data di decorrenza del trattamento pensionistico e la data di compimento dell’età richiesta per la pensione di vecchiaia.

Ulteriori tasselli della riforma delle pensioni dovrebbero essere:

  • un riscatto della laurea super agevolato nonché
  • una garanzia sulla pensione dei giovani che si affacciano nel mondo del lavoro sempre più tardi, con contratti di lavoro che non recano alcun contributo rilevante dal punto di vista previdenziale.

La candidatura di Draghi al Quirinale potrebbe rallentare nuovamente la riforma.

Andrea Amantea

Giornalista pubblicista iscritto all’ordine regionale della Calabria, in InvestireOggi da giugno 2020 in qualità di redattore specializzato, scrive per la sezione Fisco affrontando tutte le questioni inerenti i vari aspetti della materia. Ha superato con successo l'esame di abilitazione alla professione di Dottore Commercialista, si occupa oramai da diversi anni, quotidianamente, per conto di diverse riviste specializzate, di casi pratici e approfondimenti su tematiche fiscali quali fatturazione, agevolazioni, dichiarazioni, accertamento e riscossione nonché di principi giurisprudenziali espressi in ambito di imposte e tributi.

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