Una delle piaghe della società italiana senza ombra di dubbio è rappresentato dal lavoro nero, attività che non è coperta da assicurazione ne’ regolamentata dalla legislazione ma che sempre più persone, a causa della crisi economica, sono costrette ad accettare.
Il lavoro nero oltre a provocare uno svantaggio per il lavoratore è causa di danni anche per l’economia del nostro Paese.
Lavoro nero: come denunciarlo?
Per interrompere il circolo vizioso del lavoro nero esistono diverse modalità di denuncia che permettono di tutelare i diritti dei lavoratori.
La prima cosa da fare per denunciare questo tipo di lavoro illegale è quello di rivolgersi all’Ispettorato provinciale del lavoro. L’alternativa è quella di sporgere denuncia presso la Guardia di Finanza anche senza dichiarare la propria identità per evitare ritorsioni sul posto di lavoro.
Se non si volesse procedere alla denuncia vera e propria è possibile, inoltre, procedere a segnalazioni telefoniche sempre alla Guardia di Finanza che una volta ricevuta la segnalazione ha l’obbligo di intervenire per verificare corrisponde a vero. Le fiamme gialle sono tenute a non rivelare l’identità di chi ha effettuato la segnalazione per tutelare la privacy dei cittadini.
Se un lavoratore volesse procedere con la denuncia ma non vuol rivolgersi alla GdF, resta, in ogni caso, lo strumento offerto dai sindacati che una volta raccolta la segnalazione si espongono in prima persona per risolvere la situazione anche, se fosse necessario, provvedendo alla denuncia agli organi competenti.
Per il datore di lavoro che ha assunto dipendenti in nero esistono sanzioni a livello amministrativo per le quali è richiesto il pagamento di una somma pecuniaria che andrà a coprire non solo la sanzione ma anche le tasse non versate per il lavoratore in nero e i contributi. Una volta partita la denuncia il lavoratore può richiedere al datore di lavoro ua somma economica per il periodo lavorato illegalmente.
In caso di mancati ed omessi contributi per i lavoratori in nero, inoltre, il datore di lavoro dovrà versarli applicando ad essi una sanzione pari al tasso di riferimento maggiorato del 5,5%.