La trasformazione di un contratto di lavoro da part time a full time o viceversa deve sottostare a regole precise volte a tutelare il lavoratore.
Nella maggior parte dei casi è il lavoratore a preferire il full time per una questione di stipendio e contributi. Ci sono casi non rari di vertenze su assunzioni full time formalmente ma che, di fatto, richiedono al lavoratore un impegno di otto ore al giorno. I giudici in questi casi sono molto severi e sono arrivati, in una recente sentenza, a configurare addirittura il reato di estorsione.
Non mancano però situazioni contrarie, ovvero in cui il lavoratore ha, per ragioni personali, preferenza a lavorare part time.
Guida al lavoro part time: diritti e doveri del lavoratore
Lavoratori disabili e diritto al part time
In questo senso ad esempio la legge Biagi, confermata dal Jobs Act, riconosce ai lavoratori affetti da gravi patologie cronico-degenerative, il diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a part time. Tra questi rientrano i malati oncologici, anche durante la fase di terapia salvavita (chemioterapia) e i pazienti affetti da malattie degenerative.
Quando lo stato di salute lo permetterà, e su richiesta del lavoratore, il rapporto di lavoro dovrà tornare ad essere full time.
Lavoro part time e straordinari
La legge però tutela anche le esigenze dell’azienda. Se il datore di lavoro ha necessità che i dipendenti facciano ore di straordinario, può richiederlo. Concettualmente si parla però di lavoro supplementare e non di straordinario perché vincolato al limite di 40 ore settimanali di lavoro totali. Questa esigenza però deve essere saltuaria e non ordinaria altrimenti si parla di inquadramento fittizio e il lavoratore ha diritto alla trasformazione del contratto in full time. L’onere della prova è a carico del lavoratore.