In Italia mancano migliaia di autisti per guidare mezzi pesanti. Camion e Tir in primo luogo, ma anche autobus, pullman e tram. Le imprese li cercano disperatamente, ma pochi rispondono all’appello.
Le ditte di autotrasporto fanno quindi sempre più ricorso ad autisti stranieri, soprattutto dell’Est Europa. Altrimenti il trasporto merci su gomma rischia di incepparsi per carenza di personale. Eppure in Italia ci sono migliaia di giovani in cerca di occupazione. Perché non accettano le offerte?
Cercasi autisti disperatamente
La ripresa economica post pandemia ha messo a nudo la grave crisi del comparto autotrasporto.
Una vera e propria emergenza. Ma cosa sta succedendo? Ebbene i fattori sono tanti. Primo fra tutti quello della qualità del lavoro. Fare il camionista è diventato un mestiere massacrante, spesso caratterizzato da turni molto lunghi e con riposi ridotti.
La retribuzione sarebbe anche commisurata al sacrificio, ma oggi come oggi questo mestiere gli italiani tendono a scartarlo. Un fenomeno che caratterizza anche altri Paesi europei, dove si fa sempre più ricorso a manodopera straniera per il trasporto merci.
Il problema dei costi
Ma c’è anche un altro fattore che impedisce l’accesso alla professione. Si tratta dei costi da sostenere per conseguire le patenti di guida. Il costo di una patente E oscilla tra i 6 e i 7mila euro, con tempi che vanno tra i 10 mesi e un anno.
A ciò si aggiunge anche la carta di qualificazione del conducente (Cqc) ormai obbligatoria per tutti gli autisti. Il costo varia da 1.000 a 4.000 euro. Per molti è quindi diventato impossibile, coi tempi che corrono, accedere a questo tipo di formazione che spesso le ditte di autotrasporto non sostengono.
Va da sé che fare che sempre meno italiani hanno voglia di mettersi la volante di un Tir.
Le ditte di autotrasporto, dal canto loro, preferiscono assumere autisti stranieri. Meno pretenziosi dal punto di vista economico e non iscritti ai sindacati.