Crediti deteriorati e sofferenze
In Italia, la media del Cet1 per le banche è dell’11%, quindi, ben al di sopra dei minimi regolamentari imposti. Ma tra banca e banca si hanno notevoli differenze, in quanto si spazia dal 20,79% di Fineco (la banca online del Gruppo Unicredit) al 6,80% della Banca Popolare di Vicenza. Quest’ultima, insieme a Veneto Banca (7,12%), è l’unica a mostrare un grado di patrimonializzazione insufficiente, ai fini delle regole europee. Si consideri, in verità, che il mercato tenderebbe a considerare scarsamente capitalizzata una banca con un Cet1 inferiore al 9-10%.
Da questo punto di vista, le 3 grandi banche del nostro paese sarebbero in regola: Intesa-Sanpaolo gode di un Cet1 al 12,40%, MPS al 10,70% e Unicredit al 10,53%. Guardando a queste percentuali, non si capirebbe il perché del crollo in borsa dell’istituto senese. Invece, allargando lo sguardo agli altri dati, la visione d’insieme appare molto diversa. I 3 gruppi detengono complessivamente intorno a 190 miliardi di
crediti deteriorati sui 350 miliardi dell’intero sistema bancario nazionale, ossia di prestiti concessi alla clientela e su cui aleggia il dubbio della mancata riscossione. Di questi,
la metà sono sofferenze, ovvero i crediti più a rischio, mentre l’altra metà è rappresentata da incagli e crediti scaduti, vale a dire con ragionevole probabilità di essere riscossi anche integralmente.