Le 3 grandi banche italiane sono rischiose? Ecco quello che devi sapere

In era di "bail-in", analizziamo la solidità delle prime 3 banche italiane: Intesa-Sanpaolo, Unicredit e MPS. Ecco i dati sul grado di patrimonializzazione e sui crediti a rischio.
9 anni fa
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Sofferenze bancarie a 95 miliardi, quasi la metà dei 200 dell’intero sistema nazionale

Ebbene, MPS ha oggi crediti deteriorati lordi per 47,4 miliardi di euro, che se possono apparire relativamente bassi, si consideri che valgono ben 5 volte il patrimonio netto dell’istituto e quasi 17 volte il suo valore di capitalizzazione in borsa. Vero è, però, che oltre la metà di questi crediti è stata già svalutata, per cui restano ancora da coprire solamente 21,3 miliardi di potenziali perdite, ma queste sono comunque più del doppio del patrimonio netto e 7,6 volte il valore in borsa di MPS.

Quanto alle sofferenze, ovvero i crediti probabilmente in grossa parte già persi, esse ammontano al lordo a 24,4 miliardi, al netto a 8,4 miliardi. In sostanza, i prestiti con minore probabilità di rientro per l’istituto di Siena valgono il 90% del suo patrimonio netto e 3 volte la sua capitalizzazione a Piazza Affari. Quanto al rapporto con gli impieghi complessivi alla clientela, i crediti deteriorati lordi incidono per oltre il 42%, mentre le sofferenze nette per il 7,5%. In rapporto agli attivi, l’incidenza dei primi è del 14,3%. E passiamo a Unicredit, i cui crediti deteriorati lordi valgono 80,7 miliardi, ma il 51% è stato già coperto, per cui al netto ammontano a 39,5 miliardi. Le sofferenze lorde sono al 30 settembre scorso pari a 51,3 miliardi, quelle nette a 19,6 miliardi. Già da questi dati si evince la solidità maggiore di Piazza Cordusio, il cui patrimonio netto equivale a 53,5 miliardi e in borsa capitalizza 27,6 miliardi. Dunque, le sofferenze nette, quelle ancora eventualmente da coprire, se si traducessero in perdite effettive, incidono per il 4,5% degli impieghi e per meno del 40% del patrimonio netto. Il valore dei crediti deteriorati lordi vale quasi 3 volte il valore in borsa di Unicredit, mentre quelli netti meno di 1,5 volte. Rispetto agli impieghi complessivi, i crediti a rischio incidono per il 20%.    

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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