In queste settimane di tensioni internazionali, vi abbiamo raccontato che il franco svizzero si è rafforzato contro l’euro ai massimi da oltre sette anni, arrivando alla parità. La scorsa settimana, i depositi a vista presso la Banca Nazionale Svizzera sono aumentati di 2,4 miliardi a 728 miliardi di franchi, ai massimi da dicembre. Sarebbe un indizio del tentativo dell’istituto di contrastare l’eccessivo apprezzamento del cambio, acquistando valuta straniera e vedendosi consegnata in cambio valuta domestica.
Non tutti sanno, però, che la Banca Nazionale Svizzera sia una società quotata alla Borsa di Zurigo.
Boom in borsa negli ultimi anni
Il boom è iniziato nel 2016, anno in cui ancora le azioni della Banca Nazionale Svizzera superavano di poco i 1.000 franchi. Negli ultimi cinque anni, segnano un rialzo del 330%, pari al 34% medio all’anno. In dieci anni, il balzo è stato del 550%, pari al 20% all’anno. Chi si è messo in tasca per tempo questo titolo, oggi può vantare un rendimento stellare, che non teme confronti neppure con quelli effettuati nella Silicon Valley.
A cos’è dovuto il boom? Dopo la crisi finanziaria mondiale del 2008-’09, il mercato si mise alla ricerca di “porti sicuri” in cui porre al riparo i capitali. Pensate che nel settembre del 2008, mese in cui avvenne il crac di Lehman Brothers, le riserve valutarie elvetiche ammontavano a circa 81,5 miliardi di franchi. Alla fine del 2021, superavano i 1.026 miliardi, oro compreso, più del 135% del PIL domestico. Come mai? La Banca Nazionale Svizzera iniziò più di un decennio fa a comprare dollari ed euro principalmente per porre un freno al cambio.
Limitazioni azioni della Banca Nazionale Svizzera
Acquistando asset in valute straniere, ha messo in portafoglio obbligazioni (77%) e persino azioni (23%) emesse all’estero. Tra queste ultime, troviamo anche titoli di colossi come Apple. E così, ad esempio, nel 2021 la Banca Nazionale Svizzera ha riportato un utile di 26,3 miliardi di franchi. Le azioni dell’istituto, tuttavia, non possono distribuire dividendi per un valore superiore al 6% del capitale. Per metà si trovano in possesso dei 26 cantoni e altre istituzioni pubbliche elvetiche, per l’altra metà degli investitori privati. Questi ultimi, però, non possono esercitare in assemblea diritti di voto superiore a 100 quote.
Tali limitazioni, in parte simili a quelle vigenti per la Banca d’Italia (non quotata in borsa), rendono teoricamente le azioni della Banca Nazionale Svizzera poco allettanti. Tuttavia, esse hanno assunto un significato che trascende dalla loro remuneratività attraverso le cedole. In effetti, avere un pezzo del capitale dell’istituto in portafoglio equivale ad aumentarne la qualità, ossia il grado di sicurezza. Non è tutto. Il boom stesso delle azioni, che segue quello delle riserve valutarie, garantisce guadagni nel medio e lungo periodo anche straordinariamente elevati, come abbiamo visto pocanzi. Peraltro, il 38% delle riserve è investito in asset denominati in dollari, stessa percentuale destinata agli asset in euro. L’8% va allo yen, il 6% alle sterline e il 2% ai dollari canadesi.
Attenzione, però, perché le azioni della Banca Nazionale Svizzera sono poco tradate, cioè i loro scambi alla Borsa di Zurigo sono poco liquidi. In una seduta, possono arrivare a una trentina, troppo bassi per creare quella vivacità necessaria a fare incontro domanda e offerta. Si corre il rischio, quindi, di subire forti fluttuazioni di prezzo nel brevissimo periodo, perché bastano pochi acquirenti per fare esplodere le quotazioni e pochi venditori per affossarle.