Il 24 febbraio del 2022 è già considerata una data infausta sul calendario. La Russia invade l’Ucraina senza alcuna ragione, in assenza di una minaccia concreta alla sua integrità territoriale e politica. I prezzi di petrolio e gas esplodono ancor più di quanto non avessero fatto nei mesi precedenti. La guerra miete decine di migliaia di vittime e sul piano economico infligge un duro colpo al pianeta, specie all’Occidente. I prezzi al consumo galoppano e i tassi di crescita rallentano. Lo spettro della stagflazione è più concreto che mai.
Il precedente degli anni Settanta
Non è la prima volta che l’Occidente vive una stagione del genere. La stagflazione si affacciò per la prima volta negli anni Settanta. E anche allora a scatenarla fu un evento geopolitico: la guerra dello Yom Kippur nell’autunno del 1973. Egitto e Siria attaccano a sorpresa Israele, la quale è costretta a difendersi. In suo sostegno scende in campo l’America. I paesi dell’OPEC, che a stragrande maggioranza erano e sono mussulmani, decidono di punire l’Occidente con un embargo petrolifero. Le quotazioni del greggio quadruplicano immediatamente, l’inflazione esplode a doppia cifra quasi ovunque, mentre le economie si fermano o vanno in recessione. Si entra nell’austerity, con i governi costretti a razionare l’energia per famiglie e imprese.
Quando sembrava che stessimo uscendo dalla stagflazione, gli anni Settanta ci regalano un’altra scossa: la Rivoluzione Islamica dell’ayatollah Khomeini in Iran. Lo shah viene cacciato e al suo posto s’insedia un’autocrazia religiosa anti-occidentale. Le tensioni portano anche in questo caso all’esplosione delle quotazioni del petrolio.
E’ tornata la stagflazione
L’Ucraina di oggi è l’Israele di mezzo secolo fa. La Russia, anche allora schierata contro l’Occidente come Unione Sovietica, rappresenta la coalizione del mondo arabo di allora. E l’Occidente è sempre l’Occidente, ricco dal punto di vista economico-finanziario, ma povero di materie prime. E il guaio anche stavolta è che stiamo ingaggiando una guerra contro chi quelle materie prime le possiede e le sfrutta a proprio vantaggio. Non c’è solo la Russia a fare paura, ma anche il suo più prezioso alleato: la Cina. L’OPEC non è più un nemico geopolitico come negli anni Settanta, ma a guidare il cartello ci sono i sauditi, che con l’amministrazione Biden non vanno per niente d’accordo. Di fatto, stanno acuendo il rischio di stagflazione tenendo alti i prezzi e bassa l’offerta.
Infine, le banche centrali. Allora come oggi, in fuga dalla realtà per convenienza. Prima hanno negato la stessa minaccia dell’inflazione, poi l’hanno definita “transitoria”, dopo ancora hanno dichiarato che il rialzo dei tassi sarebbe stato inefficace, trattandosi di inflazione non da domanda, ma da strozzature dell’offerta. Infine, hanno iniziato ad alzare i tassi e a tagliare la liquidità sui mercati con elevato ritardo. La storia non si ripete mai uguale a sé stessa, ma certi errori sì. Tantissimi si erano illusi che l’era del denaro facile sarebbe potuta durare per sempre senza effetti collaterali. Uno lo abbiamo a Palazzo Chigi. La verità è che siamo già in stagflazione. Come negli anni Settanta.