Le ingiustizie della quota 100: non vi è parità di trattamento

La quota 100 non è giusta: a sostenerlo i lavoratori con più di 38 anni di contributi che non riescono ad accedere alla misura per mancanza di requisito anagrafico.
5 anni fa
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Buongiorno, ho 42 anni di versamenti e 62 anni li compio a settembre quando andrò in pensione? Sono talmente arrabbiato perché persone con solo 38 anni di contributi vanno in pensione prima di me, grazie mille. 

Purtroppo la quota 100, come è stato più volte ribadito, non è una reale quota 100: la somma 100, infatti la ottiene soltanto chi accede al pensionamento con 62 anni di età e 38 anni di contributi. L’ingiustizia avviene per coloro che hanno iniziato a lavorare prima poiché anche avendo raggiunto il requisito contributivo devono continuare a versare contributi (o devono comunque attendere) per il raggiungimento del requisito anagrafico.

Nel suo caso, ancora troppo distante dalla pensione anticipata, che richiede 42 anni e 10 mesi di contributi, la cosa migliore è attendere il compimento dei 62 anni per accedere alla quota 100 con oltre 42 anni di contributi. Non so se la cosa la potrà consolare ma almeno il suo assegno pensionistico sarà più “pesante” di quello di coloro che accedono con 38 anni di contributi avendo maturato 4 anni di montante contributivo in più.

Purtroppo l’esecutivo non ha pensato a “una via di mezzo” per chi, pur avendo iniziato a lavorare presto, non rientra nella categoria dei precoci e ancora non rientra nel pensionamento con l’anticipata anche se è allo studio la cosiddetta “quota 41 per tutti” che permette l’accesso alla pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età (misura che dovrebbe essere varata allo scadere della quota 100 e, quindi, solo nel 2022).

 

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