La riforma pensioni per evitare il ritorno alla Fornero fra pochi mesi assume sempre più connotati di urgenza. A Fratelli d’Italia, il partito che ha vinto le elezioni, e al centro destra in generale il compito di trovare una soluzione.
Ben consapevoli che gli spazi di manovra sono molto stretti per via delle risicate disponibilità finanziarie. Cosa aspettarsi dunque da qui a fine anno? Quale sorpresa ci riserverà la legge di bilancio per evitare il ritorno alla Fornero dal 2023?
Come evitare il ritorno alla Fornero
Del resto, per fare una riforma sensata e strutturale in Italia servirebbe una rivoluzione del sistema pensionistico dalla A alla Z che però metterebbe a soqquadro le finanze pubbliche.
Difficile, quindi, a pochi mesi dalla fine dell’anno, imbastire una riforma che stravolga l’attuale sistema pensionistico. Costerebbe troppo e soprattutto metterebbe in preallarme i conti dello Stato, già travagliati da altre emergenze economiche.
Quindi, al massimo ci sarà qualche ritocco al sistema attuale. Con la proroga di Opzione Donna che potrebbe diventare strutturale e di Ape Sociale. Ma niente di più. Anche Quota 41, come propone la Lega, interventi costosi per le finanze (18 miliardi di euro per tre anni). Col risultato di partorire un topolino, visto che la legge già prevede il pensionamento anticipato a 41-42 anni e 10 mesi.
Ancora Quota 102 o forse Quota 103
Si parla quindi di ritorno alla Fornero per tutti dal 2023. Ma si fa anche demagogia e si mettono in circolazione notizie sbagliate. La realtà è che le regole di pensionamento ordinario, che piacciano o meno, non sono mai tramontate. Semmai sono state apportate delle deroghe, come Quota 100 e Quota 102 che termina a fine anno.
In extremis, il Parlamento potrebbe quindi prorogare Quota 102 (in pensione a 64 anni con 38 di contributi) anche per il 2023 lasciando le cose come stanno.
Al più potrebbe arrivare Quota 103. Una pensione anticipata con più anni di contributi e di anzianità. A differenza di quota 102, si potrebbe andare in pensione a 65 anni di età con 38 di contributi o a 64 anni di età ma con 39 di contributi. In maniera tale da allargare la platea dei lavoratori beneficiari rendendo più flessibile l’accesso alla pensione anticipata.