Le obbligazioni Peugeot rendono il 7% ma si vendono poche auto

Tassi elevati per i nuovi bond del costruttore francese che si rifinanzia per 1 miliardo di euro. Nel 2012 Peugeot ha bruciato 3 miliardi di liquidità subito rimpiazzati dallo Stato, ma ora rischia la bancarotta
12 anni fa
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Non è certo un buon momento per investire nel mercato automobilistico, ma fra i bond di alcuni noti marchi europei si possono cogliere rendimenti interessanti. Assumendosi i rischi del caso, avevamo parlato delle nuove obbligazioni Fiat Finance & Trade 6.625% 2018 il cui rendimento viaggia oggi intorno al 6% sulla media scadenza a cinque anni, ma che a molti piccoli investitori è precluso essendo negoziabile per tagli minimi da 100.000 euro.

 

Obbligazioni Peugeot 7.375% 2018 in dettaglio

Una valida alternativa, quindi, potrebbe essere quella di volgere l’attenzione tra le obbligazioni estere dove Peugeot ha appena emesso un bond analogo a quello di Fiat con scadenza 2018 ma negoziabile per tagli minimi da 1.000 euro.

Il titolo (FR0011439975) è stato emesso dalla società finanziaria Peugeot S.A circa due settimane fa per un controvalore di 1 miliardo di euro, dopo aver ottenuto richieste da parte degli investitori retail e istituzionali per oltre 4,5 miliardi con rating identico a quello di Fiat (BB- per S&P e Ba3 per Moody’s). Inizialmente l’obiettivo dichiarato dalla società era quello di raccogliere 300 milioni, ma poi il mercato, considerata la penuria di rendimenti interessanti, ha spinto Peugeot ad allargare l’offerta per soddisfare richieste che giungevano anche dall’Asia e dal Giappone. Il bond Peugeot paga una cedola annuale del 7,375% fino al 6 marzo del 2018 e il rendimento si è stabilizzato adesso intorno al 7% con prezzo di negoziazione a 101 dopo essere stato lanciato a 99,50 con rendimento al 7,50%. I fondi raccolti dalla casa automobilistica francese serviranno essenzialmente per rinnovare scadenze debitorie, fra cui un bond da 750 milioni 8,375% che scadrà a luglio del prossimo anno.

 

Crisi Peugeot Citroen: nel 2012 persi 5 miliardi di euro e bruciato cassa per 3

 

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Il rendimento è certamente buono – osserva Joel Carmison, analisti di Nomura – ma non bisogna dimenticare che le difficoltà del secondo costruttore europeo sono evidenti e preoccupanti in questo periodo. La crisi del mercato auto in Europa sta colpendo duro, come mostrano i periodici dati sulle immatricolazioni in Francia (-17,5%) le cose vanno peggio che nel resto d’Europa (-15%).

Nel 2012 Peugeot-Citren ha venduto 2,9 milioni di auto (di cui il 38% in Europa) nel mondo scendendo per la prima volta sotto la soglia dei tre milioni, per un giro d’affari di oltre 55 miliardi, in calo del 5,4% (per i dati sulle immatricolazioni auto in Europa si legga: Fiat resiste al tracollo del mercato auto. Fiat 500 L sale ancora).

Ma soprattutto ci sono perdite nette pari a 5 miliardi di euro, livello mai raggiunto nella lunga storia della prima casa francese, bruciando ben 3 miliardi di liquidità (200 milioni al mese). Il tutto, dopo aver realizzato tagli ai costi fissi pari a 1,2 miliardi e cessione di attività per altri 2 miliardi. Nonostante ciò, il gruppo francese rischia ancora parecchio perché le vendite di automobili in Europa sono in continuo declino e i proprietari del noto marchio continuano a scommettere su una ripresa dei consumi interni difendendo ostinatamente il mercato francese ed europeo che però appare ormai abbastanza congestionato.

 

I mali di Peugeot sono gli alti costi di produzione e la poca diversificazione

 

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A differenza di Volkswagen, Renault e Fiat, Peugeot concentra ancora la produzione in Francia e in Europa fronteggiando così alti costi di manodopera e per l’esportazione. La situazione è quindi drammatica e non migliorerà a breve. “Il pareggio operativo non avverrà prima della fine del 2014” – come dichiarato dall’amministratore delegato Philippe Varin – ma gli analisti non escludono che queste siano solo parole atte a dipanare il pessimismo nella speranza che qualcosa cambi col tempo. Intanto i vertici del gruppo hanno deciso di chiudere lo stabilimento di Aulnay-sous-Bois, alle porte di Parigi e sono più di 11.200 i posti di lavoro da sopprimere in Francia entro l’anno prossimo, secondo il nuovo piano industriale presentato agli investitori, ma non digerito dai sindacati che hanno promesso dura lotta.

Per uscire dall’impasse, una soluzione potrebbe essere quella di approfondire l’alleanza conclusa l’anno scorso con l’americana General Motors, che già detiene il 7% del capitale di Psa per poi procedere con una fusione con Opel, l controllata europea di GM (come sta facendo Fiat con Chrysler). Operazione che però non sarebbe tanto gradita al governo dopo lo Stato è intervenuto con una garanzia di tre miliardi di euro per salvare la banca del gruppo (Banque Psa Finance). A Parigi stanno pensando piuttosto a una nazionalizzazione parziale del gruppo automobilistico qualora le cose dovessero peggiorare paventandosi il rischio di bancarotta.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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