Giugno è stato un mese sofferto per le obbligazioni subordinate MPS, le quali in un paio di sedute sono arrivate a crollare del 15%. La banca senese ha persino annunciato azioni legali a sua tutela contro le indiscrezioni alla base di tali movimenti. Infatti, fu l’ipotesi “spezzatino” a provocare l’ondata di vendite. A distanza di oltre un mese, non possiamo certo affermare che le quotazioni si siano risollevate. Anzi.
Le obbligazioni MPS subordinate con scadenza 18 gennaio 2028 Fix Float si acquistano oggi a poco più di 75 centesimi.
In verità, un tentativo di risalita queste obbligazioni MPS subordinate lo avevano compiuto con parziale successo. Ma nelle ultime sedute, il clima è tornato negativo su Siena. Il nuovo Amministratore Delegato di Unicredit, Andrea Orcel, sembra avere chiuso definitivamente alla prospettiva delle nozze con MPS. In una lettera indirizzata ai dipendenti, ha smentito le indiscrezioni relative a tale scenario, sostenendo che sotto la sua guida Piazza Gae Aulenti si concentrerà essenzialmente a rafforzarsi in Italia. Dunque, capitolo aggregazioni chiuso.
Unicredit sarebbe l’unica banca italiana nelle condizioni di salvare MPS, la quale dovrà essere ri-privatizzata entro l’anno. Tranne che il governo Draghi non riesca ad ottenere una proroga della scadenza dalla Commissione europea. E così, dai primi di giugno a perdere sono anche le azioni MPS: -16% a 1,06 euro. Gli obbligazionisti fiutano il rischio di ritrovarsi creditori di una banca troppo debole per reggersi in piedi da sola o in balia di acquirenti indisponibili ad accollarsi i debiti. Questi rimarrebbero in capo a quel che resterebbe di MPS, cioè alla banca spolpata della parte “in bonis” e ridotta a mera istituzione del credito locale.