L’Istat certifica che l’inflazione nel 2021 è salita del 1,9%, ma le pensioni non sono aumentate di pari passo. Per quest’anno salgono solo del 1,7%.
Per ottenere una rivalutazione piena bisognerà aspettare il 2023, quando saranno corrisposti i relativi conguagli. Nel frattempo ci saranno altri adeguamenti, sempre in base all’inflazione, che slitteranno più avanti.
Inflazione aumenta del 1,9%, le pensioni no
Di fatto le pensioni quest’anno sono aumentate del 1,7% e per ottenere la differenza bisognerà attendere il 2023. Perché? Tecnicamente non si tratta di un errore – spiegano gli esperti – ma semplicemente di un adeguamento contabile che tutti gli anni è recepito in due fasi.
La prima fase si base sulla previsione di variazione dei prezzi al consumo da parte del Mef a novembre. Sulla scorta di questa previsione sono stanziati con legge di bilancio i fondi per la rivalutazione provvisoria delle pensioni.
Solo successivamente, quando l’Istat conferma e certifica i dati sull’inflazione, si definiscono gli aumenti con precisione. L’attesa per adeguare i parametri è tuttavia subordinata a nuovi stanziamenti di fondi e quindi bisognerà attendere la legge di bilancio 2022.
Incrementi pieni solo nel 2023
Ma se questo è il motivo per il quale solo a gennaio 2023 i pensionati riceveranno lo 0,2% in più di differenza, resta da capire come mai i contributi da versare sono incrementati da subito del 1,9%. In altre parole c’è una differenza dello 0,2% fra dare e avere che potrebbe sembrare poca roba, ma per il bilancio dell’Inps, ad esempio, vale centinaia di milioni di euro.
Non solo, i pensionati devono fare i conti da subito con il caro bollette e con il costo della vita ce sale vertiginosamente. Perché allora aspettare il 2023, anche se il prossimo gennaio saranno corrisposti gli arretrati?
Come il governo è intervenuto tempestivamente con decine di decreti per restringere le libertà individuali durante la pandemia, non potrebbe fare altrettanto per adeguare immediatamente le pensioni senza aspettare la legge di bilancio a fine anno?
E’ del tutto evidente – commentano gli esperti – che c’è un interesse di fondo a far pagare il conto del debito pubblico ai pensionati.