La pensione di vecchiaia 2025 può essere definita benissimo la misura pilastro del sistema, ovvero la misura previdenziale per eccellenza che i contribuenti possono sfruttare.
Tutti i contribuenti e i lavoratori la possono sfruttare, sia lavoratori dipendenti che lavoratori autonomi. Oltre ad aver raggiunto l’età pensionabile dei 67 anni gli interessati devono aver accumulato almeno 20 anni di contributi. Ma si può uscire anche ad età inferiori o superiori, o con carriere più corte o più lunghe. Magari non con la pensione di vecchiaia ordinaria ma con alcune alternative.
Le pensioni di vecchiaia a che età? Ecco tutte le misure 2025
In generale per accedere alla pensione di vecchiaia è necessario arrivare ai 67 anni di età e ai 20 anni di contributi. Ma in alcune circostanze possono bastare anche 15 anni di contributi o addirittura solo 5 anni.
E poi, si può anticipare l’uscita anche a 66 anni e 7 mesi, a 64 anni oppure si può uscire solo a 71 anni. Tante variabili sull’età anagrafica e tante anche sui contributi da centrare.
Chi ci chiede come si può andare in pensione senza aver raggiunto i 20 anni di contributi può puntare alle deroghe ai requisiti ordinari.
Senza i 20 anni di contributi è possibile accedere alla pensione di vecchiaia solo al compimento dei 71 anni di età. In questo caso, con solo 5 anni di versamenti.
Ma questa possibilità riguarda solo chi è privo di contribuzione al 31 dicembre 1996.
Si chiama pensione di vecchiaia contributiva ed è quella che come detto consente il pensionamento a prescindere dall’importo della pensione, a condizione che oltre ai 71 anni di età anagrafica siano stati raggiunti anche i 5 anni di contributi. Oltre che per chi ha cominciato a versare dopo il 1995, la misura riguarda pure chi sceglie l’opzione di Computo nella Gestione Separata.
Opzione Dini e deroghe Amato, ecco come anticipare la pensione di vecchiaia
Bastano invece 15 anni di contributi per chi rientra nei requisiti utili alle 3 deroghe Amato o alla cosiddetta opzione contributiva Dini.
Invece per la terza, oltre ai 15 anni di contributi almeno è necessario che l’interessato possegga un’anzianità contributiva pari ad almeno 25 anni. Cioè che il primo contributo accreditato nel suo estratto conto sia vecchio di almeno 25 anni. Ma soprattutto, che almeno 10 anni di contributi, intesi come annualità solari siano coperte da meno di 52 settimane di contributi, cioè meno dell’annualità piena.
Sempre 15 anni bastano invece per l’opzione Dini che però riguarda soggetti che hanno almeno un contributo versato prima del 1996, cioè prima dell’entrata in vigore della riforma Dini. E poi, che prima del 1996 non si siano maturati più di 18 anni di versamenti, e che dopo il 1996 siano stati versati almeno 5 anni.
Ecco alcuni tagli sull’età anagrafica e altri chiarimenti sulle varie pensioni di vecchiaia
La pensione di vecchiaia per chi ha versato solo nel sistema contributivo e cioè dopo il 1995, prevede anche il requisito aggiuntivo della pensione che non può essere sotto l’importo dell’assegno sociale alla data della sua liquidazione.
Per i lavoratori che hanno versato il primo contributo a partire dal primo gennaio 1996 questo requisito è, quindi, da centrare. Ma sempre nel sistema contributivo c’è anche la possibilità nel 2025, per chi è diventata madre, di anticipare di diversi mesi l’età di uscita.
Infatti, sempre con 20 anni di versamenti e con una pensione liquidata almeno in misura pari all’assegno sociale, si può uscire a 65 anni e 8 mesi per chi ha avuto 4 o più figli, a 66 anni per chi ne ha avuti 3 e a 66 anni e 4 mesi e 66 anni e 8 mesi rispettivamente per chi ne ha avuti 2 e uno solo.
L’altro sconto sull’età di uscita, che passa a 66 anni e 7 mesi come prima del 2019 (anno dell’ultimo aumento dell’età pensionabile collegata all’aspettativa di vita della popolazione), è per i lavori usuranti e gravosi. Di fatto per loro resta congelato il requisito previgente a 66 anni e 7 mesi di età, ma solo se hanno versato almeno 30 anni di contributi e tutti effettivi. Cioè senza considerare i contributi figurativi.