Regno Saudita non taglia offerta
Nonostante ciò, l’Arabia Saudita, spiega, non è intenzionata a tagliare la sua offerta per aumentare le quotazioni, intravedendo una loro risalita dopo il 2016, anche se gli sforzi dei paesi consumatori per sostituire il greggio con fonti alternative, continua, potrebbero impattare negativamente. In ogni caso, Riad stima la domanda in crescita dell’1,5% a 94 milioni di barili al giorno per l’anno prossimo e grazie alla crescita della classe media nel mondo, il pattern dovrebbe mostrarsi positivo anche nel medio-lungo termine.
Super-dollaro non aiuterà materie prime
In conclusione, l’economia globale rallenta e la Cina, che in quest’ultimo anno ha pavimentato i prezzi con aumenti delle importazioni di greggio, potrebbe adesso attenuare questo suo ruolo di stabilizzatore del mercato, mentre la produzione mondiale viaggia a pieno ritmo, tanto che ad ottobre i sauditi, nel tentativo di conservare la loro quota di mercato, hanno estratto dai pozzi ben 10,38 milioni di barili al giorno in media, il livello più alto almeno dal 1983. Infine, la prospettiva di un rialzo dei tassi USA non giova alle materie prime, che essendo acquistati in dollari risentono negativamente del conseguente rafforzamento del biglietto verde, in quanto diventano più costosi per gli acquirenti non americani.