Le regole del commercio cambiano velocemente: Innovare o morire

Secondo gli analisti il ruolo della Cina nel commercio mondiale sta dettando nuove regole. Le aziende sono costrette a innovare per non scomparire
7 anni fa
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Un recente articolo del New York Times afferma che “le regole del commercio stanno cambiando”, con la Cina impegnata a innovare e sfidare i leader mondiali della tecnologia. L’articolo afferma inoltre che “questo cambiamento potrebbe sostituire le regole commerciali del XX secolo con un nuovo ordine economico globale del XXI secolo, in cui denaro, idee e potere potrebbero essere strettamente monitorati e regolamentati, tanto quanto le merci imbarcate su un cargo e spedite all’estero”. Se è vero che questo esempio potrebbe essere al limite dell’iperbole, è chiaro che l’innovazione e la protezione della proprietà intellettuale diventeranno sempre più cruciali sia per le imprese che per i governi.

La tutela dell’innovazione – osserva Jeremy Lawson, Capo Economista di Aberdeen Standard Investments – si inserisce in un numero sempre maggiore di accordi commerciali, i governi si impegnano sempre di più per impedire acquisizioni estere e i paesi stanno avviando programmi ambiziosi volti a stimolare l’innovazione su una vasta scala, come mai si era visto prima. Per citare alcuni esempi: l’accordo commerciale TPP, che comprende disposizioni per la protezione della proprietà intellettuale; gli Stati Uniti e l’Europa che bloccano le acquisizioni cinesi nel settore tecnologico; o addirittura il piano “Made in China 2025”, che mira esplicitamente a collocare la Cina come leader mondiale in settori come quello dell’intelligenza artificiale.

 

Scenario favorevole per i mercati asiatici

 

Questi trend riflettono una trasformazione fondamentale nell’economia – dice Lawson -, in quanto le nuove tecnologie e i nuovi prodotti cambiano il modo in cui le persone lavorano e trascorrono il loro tempo libero, ma riflettono anche i cambiamenti legati all’innovazione stessa. Ad esempio, sebbene le attività legate all’innovazione siano ora più diffuse a livello geografico, con i paesi dei mercati emergenti che investono in maniera importante in R&S e che sono tra i maggiori detentori di brevetti, i vantaggi per chi innova sono perfino maggiori.

Secondo la BCE, l’innovazione all’interno delle imprese situate lungo la frontiera tecnologica è solida, ma il declino della diffusione della tecnologia suggerisce che tali benefici sono raccolti solo un numero limitato di aziende. In altre parole, l’innovazione è sempre più una gara con pochi vincitori. In secondo luogo, il costo della esplorazione di nuove idee è sempre più elevato.

Come descritto da un gruppo di ricercatori di Stanford e del MIT: “il potenziale di innovazione per la ricerca e lo sviluppo sta diminuendo”, il che significa che le imprese devono spendere di più per ogni nuovo progresso. Di conseguenza – conclude Lawson – poiché le tecnologie avanzate come microchip, intelligenza artificiale e automobili elettriche stanno diventando importanti motori dell’economia globale, le imprese dovranno intraprendere sempre maggiori sforzi per sviluppare una posizione dominante e proteggere tale posizione attraverso la tutela della proprietà intellettuale e delle attività di R&S. Questa evoluzione potrebbe rappresentare un cambiamento strutturale più ampio dell’innovazione stessa.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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