Esistono diversi modi per anticipare l’età pensionabile senza attendere il raggiungimento dei 67 anni. Questi metodi permettono di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro rispetto alle pensioni di vecchiaia tradizionali. Ci sono molteplici opzioni, ma non tutte sono facilmente accessibili, poiché i requisiti richiesti possono essere particolarmente severi. Tuttavia, alcune misure sono relativamente più semplici da adottare grazie a requisiti meno onerosi. Di seguito, presentiamo una guida alle tre opzioni più praticabili per il pensionamento anticipato disponibili nel 2024.
La pensione anticipata per i contributivi puri
La prima opzione di anticipazione di tre anni è destinata a coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995, definiti “nuovi iscritti” o “contributivi puri”.
È importante notare, tuttavia, che per usufruire di questa opzione è necessario raggiungere una soglia minima di pensione, non inferiore a tre volte l’assegno sociale. Per il 2024, l’assegno sociale ammonta a 534,41 euro mensili, quindi la pensione deve essere almeno di 1.603 euro al mese. Per le donne con almeno due figli, la pensione può essere calcolata come 2,6 volte l’assegno sociale, e con un solo figlio, 2,8 volte.
Pensioni anticipate: sconti basati sul numero di figli
Per le donne nel sistema contributivo, è disponibile anche un’opzione basata su una normativa del 1996. La cosiddetta legge Dini, che permette un’uscita ancora più anticipata. In base al numero di figli, si può andare in pensione con il raggiungimento dei 1.389 euro mensili (2,6 volte l’assegno sociale) per chi ha due o più figli. O 1.496 euro mensili (2,8 volte) per chi ne ha uno solo.
È possibile scegliere di calcolare la pensione con un coefficiente più favorevole, applicando quello dei 65 anni invece dei 64 anni per chi ha uno o due figli, o addirittura quello dei 66 anni, anziché 64, per chi ne ha tre o più.
L’invalidità come via per l’anticipo pensionistico
Infine, l’invalidità può costituire una via per anticipare ulteriormente l’uscita dal lavoro. Le persone con una riduzione certificata della capacità lavorativa specifica di almeno l’80%, riconosciuta dalle commissioni mediche INPS, possono accedere alla pensione a 61 anni, o a 56 anni nel caso delle donne. La condizione di invalidità deve essere specifica per il lavoro svolto nel corso della carriera. Questa opzione, insieme alla pensione anticipata contributiva, offre un percorso vantaggioso grazie a requisiti di età e contribuzione favorevoli, seppur l’importo soglia rappresenti un ostacolo significativo per alcuni.