Le tre novità più importanti sulle cartelle esattoriali, e anche il rimborso nel 730 finisce a rischio

Novità cartelle esattoriali che ha introdotto il decreto riscossione: nuove rate, discarichi automatici, compensazione con crediti fiscali.
3 mesi fa
2 minuti di lettura
discarico cartelle
Foto © Licenza Creative Commons

Se i contribuenti italiani aspettavano novità sulle cartelle esattoriali, sicuramente sono stati accontentati. Con il decreto, presto ribattezzato “decreto riscossione,” molte cose cambiano. L’articolo 16 del DL n. 110 del 2024, ad esempio, tratta un argomento che spesso viene sottovalutato ma che può essere di fondamentale importanza per molti contribuenti: la compensazione delle cartelle esattoriali con eventuali crediti derivanti dalla dichiarazione dei redditi tramite il modello 730.

È su questo tema che il decreto citato modifica il DPR n. 602 del 1973. Si tratta probabilmente di una delle tre novità più rilevanti con cui i contribuenti dovranno presto confrontarsi.

Ma quali sono queste tre novità più importanti riguardanti le cartelle esattoriali?

Le tre novità più importanti sulle cartelle esattoriali: anche il rimborso nel 730 finisce a rischio

Iniziamo dalle modifiche che il decreto riscossione introduce in materia di cartelle esattoriali e compensazione. Fino a oggi, secondo il vecchio DPR 602, la procedura era la seguente: nel momento in cui, da una dichiarazione dei redditi di un contribuente, risultava un rimborso fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate, quest’ultima controllava se il contribuente fosse iscritto a ruolo. Questo controllo era finalizzato a facilitare l’azzeramento dei debiti utilizzando le somme a credito del contribuente.

Cosa fa l’Agenzia delle Entrate in sede di tentativo di compensazione

In pratica, l’Agenzia delle Entrate verificava se il contribuente avesse posizioni debitorie nei confronti dell’Agenzia delle Entrate Riscossione (o, in passato, di Equitalia). In tal caso, informava il concessionario della riscossione, che metteva in stand by il rimborso, cercando di far accettare al contribuente la compensazione dei debiti con i crediti.

Infatti, l’agente della riscossione, approfittando del credito, inviava una comunicazione al contribuente chiedendogli se volesse avvalersi della compensazione. Il contribuente aveva 60 giorni di tempo per aderire e, nel frattempo, l’agente della riscossione sospendeva le procedure di esecuzione forzata.

In caso di rifiuto da parte del contribuente, l’Agenzia delle Entrate Riscossione riprendeva le procedure esecutive, mentre l’Agenzia delle Entrate liquidava il rimborso della dichiarazione dei redditi.

Ecco perché ora tutto cambia in materia di compensazione dei crediti e dei debiti

Con le nuove disposizioni, l’Agenzia delle Entrate, in presenza di un contribuente a credito, non è più obbligata a controllare se lo stesso sia iscritto a ruolo. È sufficiente che il contribuente sia in ritardo con il pagamento di una o più cartelle esattoriali per avviare la procedura di compensazione.

Sarà sempre il concessionario della riscossione, informato dall’Agenzia delle Entrate sul credito del contribuente, a proporre la compensazione, ma con due grandi differenze. Innanzitutto, la compensazione sarà possibile solo per rimborsi fiscali superiori a 500 euro. E, in caso di rifiuto da parte del contribuente, l’Agenzia delle Entrate, invece di erogare il rimborso, lo bloccherà fino al 31 dicembre dell’anno successivo a quello della proposta di compensazione, tenendolo congelato in attesa delle procedure di esecuzione forzata da parte dell’agente di riscossione.

Ecco le altre novità sulle cartelle esattoriali: si parte dal discarico automatico

La novità sulla compensazione si aggiunge ad altre due già trattate in precedenti articoli. Si parla del discarico automatico delle cartelle esattoriali non incassate nonostante i tentativi dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Dopo 5 anni, l’Agenzia delle Entrate Riscossione cancella automaticamente le cartelle dall’estratto di ruolo del contribuente.

Questi debiti tornano a essere dovuti all’Ente che li ha emessi, come Regioni, Comuni e altri, in base alla tassa, multa o imposta evasa. Saranno questi enti a decidere se tentare nuovamente l’incasso tramite l’Agenzia delle Entrate Riscossione, i propri uffici tributi, o agenti di riscossione privati, ma autorizzati e riconosciuti.

Rate più lunghe: ecco perché e da quando

La terza novità riguarda l’allungamento delle rate a partire dal 1° gennaio 2025.

Parliamo di rate ordinarie, non di quelle relative a sanatorie o rottamazioni delle cartelle esattoriali. Oggi queste rate possono arrivare fino a un massimo di 72 mesi (120 mesi solo per chi ha documentati problemi finanziari e reddituali). Dal 2025, e per ogni biennio successivo, il numero massimo di rate aumenterà di 12, fino ad arrivare al 2031, quando sarà possibile godere di 120 rate e 10 anni di dilazione per tutti. Già dal 2025, quindi, si salirà a 84 rate possibili, dal 2027 a 96 rate, e così via.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

pensione gestione separata
Articolo precedente

Ecco chi ha perso la pensione per colpa di una cartella esattoriale, lo strano caso degli indebitati

Articolo seguente

Pensioni anticipate e di vecchiaia, serviranno 5 anni in più? Ecco la proposta del CNEL