L’ultimo rapporto dell’Associazione bancaria italiana (Abi) ci delinea un quadro tendenzialmente negativo per l’economia italiana nei prossimi mesi. La buona notizia è che i risparmi depositati in banca a gennaio nel nostro Paese sono cresciuti di 10 miliardi in un mese e di 125,2 miliardi in un anno (+8%), arrivando a 1.681,9 miliardi di euro, praticamente molto più di quanto sarà il nostro PIL a fine 2020. Per contro, questo boom non è certo generato dalla maggiore capacità di reddito delle famiglie, semmai dalla loro paura per quello che le attende con l’autunno e l’inverno, con l’emergenza Covid tornata già in auge.
Per capire quanto la pandemia abbia influito sulla lievitazione dei conti bancari, dovremmo confrontare il trend tra il febbraio e settembre di quest’anno, cioè da quando la crisi sanitaria è arrivata in Italia, con lo stesso periodo del 2019. Ebbene, scopriamo che nel periodo febbraio-settembre dello scorso anno i depositi bancari erano aumentati di 67,9 miliardi, mentre nel febbraio-settembre 2020 di 97,6 miliardi, cioè di 29,7 miliardi in più. In modo grossolano, possiamo affermare che il Covid abbia inciso per 30 miliardi.
Sempre l’Abi ci fornisce altri dati interessanti, vale a dire il costo medio della raccolta tra la clientela (settore privato + Pubblica Amministrazione) e l’interesse medio percepito sui presti erogati a famiglie, imprese e PA. Le banche italiane a settembre avrebbero sostenuto un tasso passivo medio dello 0,52% annuale, a fronte di un tasso attivo praticato del 2,27%. Considerate le masse in gioco, abbiamo che esse hanno dovuto remunerare il risparmio per 9,9 miliardi su base annua, a fronte di 39 miliardi (sempre su base annua) incassati sui prestiti erogati. Il margine d’interesse, quindi, è stato di 29,1 miliardi a settembre.
I risparmi presso le banche italiane sono a rischio con la crisi economica?
Banche e famiglie in perdita con il Covid
Un anno prima, le banche italiane avevano sostenuto un costo per la raccolta di 11,15 miliardi e incassato 42,7 miliardi sui prestiti, per cui il loro margine risultava di 31,6 miliardi.
Adesso, è bene che il governo per primo capisca che il boom dei risparmi possa e debba essere colto come occasione per rilanciare i consumi sin da subito. Anziché incentivare o perseguire esplicitamente un clima di terrore, dovrebbe profondere certezze e, pur nella massima cautela richiesta, sostenere la voglia di normalità. Solo così i consumi ripartiranno, oltre che con sostegni mirati alle categorie che effettivamente patiscono il peso dell’emergenza, contrariamente agli aiuti a pioggia e dissennati di questi mesi. Da tenere in considerazione che tra agosto e settembre, gli investimenti in obbligazioni bancarie risultano aumentati di 700 milioni a 227 miliardi, pur in calo annuale di 15,3 miliardi. E’ un timidissimo segnale che la voglia di impiegare altrimenti la liquidità, anziché parcheggiarla in banca, esisterebbe. Ma occorrono le condizioni finanziarie e psicologiche per farlo.
Gli italiani sbagliano a tenere troppa liquidità sui conti correnti, come affidare la pecora al lupo