Usare impropriamente i permessi della legge 104 del 1992 può costare caro al lavoratore dipendente. In caso di abuso o di utilizzo diverso a quello stabilito per finalità assistenziali, si rischia il licenziamento.
Lo ha stabilito la Corte di Cassazione ribadendo un concetto in materia di permessi previsti dalla legge 104. Anche in conseguenza del moltiplicarsi di casi denunciati di uso improprio dei benefici riconosciuti per finalità specifiche.
I permessi delle legge 104 del 1992
Come noto, i permessi della legge 104 sono riconosciuti al lavoratore nella misura di tre giorni al mese, frazionabili anche in ore.
I permessi di cui alla legge 104 possono essere utilizzati anche per assistere il coniuge, parenti o ad affini entro il secondo grado (con possibilità di estensione fino al terzo grado) affetti da disabilità grave.
Durante la fruizione dei permessi è corrisposta per intero la retribuzione spettante al lavoratore dipendente, sia pubblico che privato. L’Inps corrisponde le somme dovute, salvo il caso in cui i permessi non sono spettanti o siano utilizzati per altri scopi. In questo caso scatta anche la denuncia penale e il procedimento disciplinare.
Cosa dice la Corte di Cassazione
Qualora sia ravvisato l’abuso dei permessi della legge 104, scatta subito il recupero delle somme erogate dall’Inps. Ma quello che più deve preoccupare è anche il fatto che il lavoratore rischia il posto di lavoro, soprattutto se trattasi di dipendente pubblico.
Come dice la Corte di Cassazione nell’ordinanza n. 16973 del 2022, il lavoratore che beneficia dei permessi, se li utilizza per attività che esulano dall’assistenza del familiare disabile, abusa di tale diritto con conseguenze rilevanti dal punto di vista disciplinare.
Ovviamente i casi devono essere valutati singolarmente e non bisogna fare di tutte le erbe un fascio. Anche perché l’assistenza al familiare non è circoscritta al solo aspetto sanitario o del bisogno immediato, ma è legata anche la disbrigo di faccende amministrative e burocratiche.
In questi casi, diventa difficile asserire che il rapporto di fiducia fra lavoratore e datore venga meno. Ne deriva che, spesso, pur “sbagliando” a utilizzare i permessi della legge 104 non si può essere licenziati. E il datore di lavoro deve reintegrare il dipendente.