Con la legge di Bilancio, che ormai ha un testo definito essendo stato reso pubblico, cambiano alcuni bonus per il 2025 che potranno essere sfruttati dai contribuenti italiani e dalle famiglie. Cambia la mappa dei bonus a disposizione dei cittadini, soprattutto quelli per le famiglie con figli. Tra i tanti provvedimenti inseriti nel testo, che come tutti sanno consta di 144 articoli e 133 pagine, ecco le misure che riguardano le famiglie, analizzate una per una.
Bonus nuovi nati 2025, di cosa si tratta
“Al fine di incentivare la natalità e contribuire alle spese per il suo sostegno, per ogni figlio nato o adottato dal 1° gennaio 2025 è riconosciuto un importo una tantum pari a 1.000 euro, erogato nel mese successivo al mese di nascita o adozione”.
Si tratta di un nuovo bonus bebè che dovrebbe essere appannaggio di tutte quelle famiglie che nel 2025 avranno un lieto evento. È però previsto un limite ISEE che non deve essere superiore a 40.000 euro. Il bonus non concorre alla formazione del reddito del nucleo familiare e, di conseguenza, non è soggetto a tassazione.
Il bonus sarà erogato dietro presentazione di apposita domanda, che potranno presentare sia i cittadini italiani che quelli di uno Stato membro dell’Unione Europea. Potranno ottenere l’agevolazione anche i titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, gli extracomunitari in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o i titolari di permesso unico di lavoro.
Bonus e congedi parentali sui figli, e nel frattempo l’Assegno Unico esce fuori dall’ISEE, ma solo per il bonus nido
Una novità molto importante, anche se non si tratta di un vero e proprio nuovo bonus, è quella relativa all’esclusione dell’Assegno Unico per i figli a carico dal calcolo dell’ISEE che le famiglie usano per richiedere all’INPS il bonus nido.
Il congedo parentale viene riconosciuto alla nascita del figlio o all’ingresso in famiglia nel caso di adozione o affidamento. La prestazione è un periodo di astensione facoltativa dal lavoro che può essere sfruttato fino ai 12 anni di età del figlio. Un periodo di astensione che può essere utilizzato dopo il termine del periodo di congedo di maternità obbligatoria. Possono godere del congedo entrambi i genitori, fino a un massimo di 11 mesi complessivi (10 mesi se il padre non sfrutta almeno 3 mesi di congedo).
Nella legge di Bilancio 2025, all’articolo 34, il governo ha confermato un secondo mese di congedo parentale retribuito all’80%, come nel 2024. Una conferma necessaria, visto che era previsto che nel 2025 il secondo mese di congedo dovesse essere retribuito al 60%. Questo congedo retribuito all’80% per due mesi può essere sfruttato da entrambi i genitori ed entro i 6 mesi di vita del figlio. Le successive mensilità, invece, sono coperte da un’indennità al 30%.
Madri lavoratrici, ecco cosa cambia nel 2025 per la decontribuzione
Sempre in materia di famiglie con figli a carico, viene confermata la decontribuzione per le lavoratrici madri. In pratica, la lavoratrice che ha dei figli a carico può beneficiare di uno sgravio della parte di contribuzione a suo carico, in modo tale da godere di uno stipendio più elevato.
Le lavoratrici che possono beneficiare dello sgravio dei contributi a loro carico, che resterebbero invece in busta paga come un surplus di stipendio, devono essere madri di due o più figli. Infatti, la legge di Bilancio ha confermato la via straordinaria del congedo del 2024. Parliamo del congedo esteso anche alle madri di due soli figli e fino al compimento dei 10 anni del figlio più piccolo.
In origine, la misura doveva riguardare solo le lavoratrici con tre o più figli. E fino al compimento dei 18 anni di età del figlio minore. Invece, già l’anno scorso il governo inserì una salvaguardia per le madri di due soli figli. Anche se solo fino a 10 anni di età del figlio più piccolo.