Ieri, il Tesoro dell’Egitto ha raccolto 3,75 miliardi di dollari con l’emissione di un bond suddiviso in tre tranche. Il collocamento sui mercati internazionali è avvenuto tramite Citi, First Abu Dhabi Bank, Goldman Sachs, HSBC, JP Morgan e Standard Chartered. L’importo offerto alla fine è risultato superiore ai 3 miliardi inizialmente previsti, grazie al buon riscontro tra gli investitori, che ha consentito a Il Cairo di indebitarsi a costi inferiori a quelli della “guidance”. In effetti, la tranche a 5 anni da 750 milioni ha esitato un rendimento del 3,875%, giù dal 4,25-4,375% ipotizzato; quella a 10 anni da 1,5 miliardi ha spuntato il 5,875% dal 6,25%, mentre la scadenza a 40 anni è stata piazzata al 7,5%, giù dal 7,875%.
L’Egitto si era rivolta ai mercati internazionali per l’ultima volta nel settembre scorso, quando ha emesso il primo green bond nell’area MENA, raccogliendo 750 milioni. Nel maggio scorso, invece, aveva raccolto ben 5 miliardi attraverso titoli a 4, 12 e 30 anni. Il paese sta subendo inevitabilmente come tutte le economie mondiali il contraccolpo del Covid. Qui, l’impatto più pesante è arrivato tramite il turismo, il cui tracollo ha privato Il Cairo di preziosa valuta estera in entrata. Per questo, ha chiesto e ottenuto dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) un prestito di 2,77 miliardi a maggio e altri 5,2 miliardi a giugno attraverso il Stand-by Arrangement.
Green bond, l’Egitto emette il primo nell’area MENA: ecco le condizioni
Il rischio sovrano reale dell’Egitto
Ad ogni modo, l’FMI ha alzato di recente le stime per l’anno fiscale in corso, che si conclude al 30 giugno prossimo. Il tasso di crescita atteso è stato rivisto al 2,8%. Dunque, formalmente l’economia egiziana ha evitato il segno meno. Quanto ai rischi dell’obbligazionario sovrano, teoricamente sono elevati, dato che le agenzie di rating classificano il debito a B (S&P), B+ ( Fitch) e B2 (Moody’s), cioè diversi gradini sotto il livello minimo di “investment grade”.
I bond in dollari dell’Egitto hanno registrato un deciso rally negli ultimi mesi. La scadenza 30 aprile 2040 e cedola 6,875% (ISIN: XS0505478684) ha segnato un rialzo di quasi l’11%, scendendo a un rendimento in area 6,40%. E la scadenza 20 novembre 2059 e cedola 8,15% (ISIN: XS2079846635) si è apprezzata del 15% e ieri rendeva poco meno del 7,40%. Livelli di rendimento elevati, ma molto meno di quelli dei titoli in valuta locale. Ancora oggi, il decennale egiziano offre il 15% e il biennale il 14%. Ciò è dovuto a una politica monetaria restrittiva, con tassi d’interesse fissati all’8,25%, a fronte di un’inflazione a dicembre al 5,4%. Grazie a questa linea, la lira si è stabilizzata negli ultimi tempi e quest’anno guadagna lo 0,3% contro il dollaro e l’1,75% contro l’euro.
Il debito pubblico a fine 2021 dovrebbe salire intorno al 90% del PIL. Per capire il grado effettivo di rischio per i bond in valuta estera, non possiamo prescindere dal dato delle riserve valutarie: 40 miliardi di dollari a gennaio, pari a circa ben 8 mesi di importazioni. E se è vero che il debito estero ammontava a 123,5 miliardi a fine giugno 2020, d’altra parte solamente per 12,3 miliardi al 30 settembre scorso risultavano in scadenza entro 12 mesi. Dunque, l’Egitto disporrebbe di mezzi più che sufficienti per ottemperare alle sue obbligazioni con l’estero. Con la ripresa dell’economia mondiale e del turismo locale, teoricamente i bond egiziani dovrebbero apprezzarsi. Dunque, una buona opportunità di diversificazione del portafoglio per innalzare la “yield” e approfittare delle prospettive di miglioramento post-Covid.
L’Egitto resta un mercato obbligazionario promettente