L’emergenza Coronavirus ha smascherato la cialtroneria politica dell’Italia

Maggioranza al capolinea sul MES e non solo. La fine del governo Conte è vicina, ma non per questo sembra emergere una prospettiva credibile per la guida dell'Italia a breve. Solo formule vuote e decisioni prese alla giornata.
5 anni fa
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Il governo Conte è a fine corsa. Movimento 5 Stelle e Partito Democratico sono sull’orlo della rottura e stavolta ci sarà, non fosse che per l’assenza di obiettivi da salvare. La nave Italia affonda e nessuno vuole trovarsi al timone quando colerà a picco. I passeggeri che saranno riusciti a mettersi in salvo sulle scialuppe riterranno responsabile il comandante e gli addebiteranno ogni colpa. E così, dalla cabina di comando iniziano ad uscire tutti i componenti dell’equipaggio, nel tentativo disperato di sottrarsi alle proprie responsabilità.

Nessuno ha colpe per la diffusione della pandemia, che è a sua volta la causa dell’affondamento della nave, però il problema è che mentre le altre imbarcazioni prendono acqua e continuano a restare a galla, la nostra è ormai senza salvezza, perché già prima del Coronavirus si mostrava allo sbaraglio.

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Lo scontro tra M5S e PD sull’uso del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) ha dell’incredibile. I “grillini” restano contrari, mentre gli alleati piddini sono favorevoli, insieme al leader di Italia Viva, Matteo Renzi, e a quello di Forza Italia, Silvio Berlusconi. E sapete perché? Tanto i soldi stanziati per affrontare l’emergenza Coronavirus sono quasi gratis! Questo è l’esempio più alto di pensiero cialtrone italiano. Non ci si preoccupa della finalità di una spesa, bensì dello spendere per il piacere di farlo. Sono gratis questi circa 36 miliardi di euro che di presterebbero? Diciamo a bassissimo interesse, ma resta il fatto che andrebbero ad incrementare inutilmente il debito pubblico, nonostante all’Italia non servano 36 miliardi extra da spendere per la sanità, semmai qualche miliardo. E quando un giorno, magari lontano, dovremo restituirli al fondo, per farlo dovremo raccogliere denaro tra gli investitori, indebitandoci a quel punto ai costi vigenti sul mercato.

Il rapporto ipocrita con l’Europa

Allora, i grillini hanno ragione? Ma se sono così ostili ai meccanismi europei, perché nel luglio scorso hanno fatto eleggere con i loro voti determinati Ursula von der Leyen a capo della Commissione europea, partecipando con il PD (allora, all’opposizione in Italia) alla spartizione delle cariche in UE? Ne condividevano il progetto, la linea politica o era solo un modo per fare un dispetto all’allora alleato leghista, che nei consensi li aveva ormai più che doppiati? Anche questo è un caso di cialtroneria politica, di decisioni assunte sulla base della convenienza partitica di giornata e che prescindono da una visione lungimirante, giusta o sbagliata che la si ritenga.

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Grillini e piddini hanno anche formato un governo nel settembre scorso, clamorosamente aggiungiamo, dopo che dal Papeete Beach di Milano Marittima era arrivato un chiaro siluro di sfiducia all’indirizzo del premier Giuseppe Conte. Questi è passato dall’essere il notaio dell’alleanza giallo-verde al farsi interprete di una nuova maggioranza giallo-rossa, come se saltellare dalla Lega al PD senza nemmeno un doveroso passaggio elettorale potesse portare a qualcosa di credibile per la politica. Ha svelato nei fatti – ma non ce n’era nemmeno bisogno – che come il primo governo si era retto sulla semplice volontà dei due partiti di accordarsi per evitare elezioni anticipate, anche stavolta l’unico collante che avrebbe unito la maggioranza sarebbe stata la repulsione per le urne.

La politica italiana adesso è divisa non più tra maggioranza e opposizione, ma tra un pezzo di maggioranza e opposizione filo-MES e un altro anch’esso trasversale e al cui interno si litiga per rivendicare la genuinità della contrarietà al MES. Il premier Conte ha tenuto, giovedì scorso, una piazzata a reti unificate per inveire contro Salvini e Giorgia Meloni, accusandoli di inesattezze acclarate riguardo ai tempi e ai ruoli dei due leader, nonché facendo riferimento a situazioni politiche opinabili.

Dall’opposizione, gli “azzurri” giocano a recitare il ruolo degli europeisti insieme a renziani e piddini per il solo gusto di contrapporsi ai “populisti” euro-scettici, mancando anche in questo caso una visione, una progettualità per l’Italia. Tutto è affidato alla convenienza (presunta) d’immagine del momento.

Arriverà Draghi

Lo stesso Conte è passato dal difendere a spada tratta il MES fino al mese di febbraio, quando accusava le opposizioni di cavalcare strumentalmente la contrarietà alla riforma, al considerarlo “inadeguato”, tanto da promettere agli italiani che mai e poi mai farà richiesta di attivazione degli aiuti. Anche qui, siamo alla convenienza del momento, all’assenza totale di visione. In un paese serio, dinnanzi a oltre 21.000 morti, la politica recupererebbe almeno la dignità perduta in anni e anni di vuoto assoluto valoriale e programmatico per decidere quale debba essere il presente e il futuro dell’Italia, se dentro o fuori dall’euro e quale posizione eventualmente ricoprire nell’unione monetaria, se andando avanti come negli ultimi due decenni di servilismo verso Bruxelles senza risultati o con una credibilità progettuale da esibire per tornare a difendere l’interesse nazionale.

Non stiamo vivendo nulla di tutto questo, bensì solamente il ripetersi del solito schema stanco degli europeisti di maniera contro gli euro-scettici a prescindere, senza che nessuno dei due gruppi stia presentando soluzioni logiche, concrete, prospettive di rilancio serie e che vadano oltre a slogan a dir poco ridicoli e indisponenti. Caduto Conte, si prepara a succedergli Mario Draghi, ennesimo salvatore della patria in pochi anni. Sulla base di quale programma? Nessuno. Lo sosterranno presumibilmente tutti, semplicemente perché consapevoli di non essere capaci di guidare un condominio, figuriamoci una Nazione da 60 milioni di abitanti nella peggiore crisi dal Secondo Dopoguerra.

Andrà bene ad euro-scettici ed europeisti, anche se da europeista convinto e salvatore dell’euro ha manifestato in un’intervista al Financial Times una linea di pensiero economico contrastante con quella imperante nella gestione del dopo-crisi dell’ultimo decennio. Cosa volete che importi? Nessun partito ha un programma, perché tutti parlano per slogan. Il re è stato spogliato, è rimasto nudo. Peccato che lo siano anche i sudditi.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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