Ieri, abbiamo appreso dalla Banca d’Italia che il nostro debito pubblico a dicembre si è attestato a 2.169,9 miliardi di euro, in rialzo di 33,8 miliardi rispetto all’anno precedente. Tenendo conto dei dati sulla crescita nominale, lo scorso anno dovremmo avere registrato un rapporto tra debito e pil del 133%, in crescita dello 0,6% dal 2014. La dinamica del debito pubblico italiano è preoccupante, come vi dimostreremo attraverso alcune cifre relative all’ultimo decennio. Tra il 2006 e il 2015, il suo stock è cresciuto di 588 miliardi di euro, pari al 37,2%.
Interessi debito un fardello per Italia
Per capire le ragioni di questa accelerazione, si pensi a un solo dato: nell’ultimo decennio, la spesa per interessi è stata di 763 miliardi, superiore di 175 miliardi all’aumento del debito stesso. In sostanza, se non avessimo pagato gli interessi sul debito accumulato, avremmo registrato un avanzo totale di 175 miliardi, che avrebbe potuto essere impiegato per abbattere lo stock dell’indebitamento o per aumentare la spesa pubblica, magari a sostegno degli investimenti, o ancora per tagliare le tasse. Avremmo anche potuto fare tutte e 3 le cose. Dunque, il fardello che ci portiamo dietro più che annulla gli sforzi attuati per tenere a bada i conti pubblici. In altri termini, l’Italia non starebbe sovra-spendendo, bensì risulta gravata da interessi ingenti, frutto di una gestione del tutto non virtuosa del bilancio statale nei decenni precedenti, in particolare, negli anni Ottanta.