Enrico Letta vuole la tassa sull’eredità ad ogni costo. Con lo slogan che il recupero delle maggiori imposte su successioni e donazioni ai più ricchi serva ad aiutare i giovani 18 enni, il segretario del Pd tenta nuovamente di fare breccia fra gli alleati di governo.
Una linea, quella del segretario democratico, che sembra non essere più condivisa neanche da alcuni membri democratici del gruppo parlamentare in Senato. Serpeggia, infatti, malcontento per il fatto che i sondaggi, dopo questa “sparata” per la tassa sull’eredità, abbia fatto scendere il Pd al 18%.
La tassa sull’eredità di Letta non funziona
Il principio nobile di alzare le tasse sulle successioni e donazioni (tassa sull’eredità) ai più ricchi non sembra quindi avere attecchito bene. Il problema, forse, è dovuto al fatto che il momento è sbagliato. Stiamo cercando di uscire da una situazione di emergenza dove – come ha detto il premier Draghi – “questo è il momento di dare, non di togliere”.
Contro Letta si è schierato naturalmente tutto il centro destra e anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi che ha detto apertamente:
“non condivido la proposta di Letta sulla patrimoniale ai ricchi per aiutare i giovani”.
Renzi ha aggiunto che bisogna smetterla di aumentare le tasse, perché non è più possibile farlo. “Con Letta – dice Renzi – ho discusso già nel 2013: la discussione era tutta sul fatto che Letta da premier aveva aumentato l’Iva. E’ stato un errore allora, sarebbe un errore oggi. Altro è dire facciamo qualcosa per i giovani”.
Quanto alle critiche di sembrare un uomo di destra, “da presidente del Consiglio, quando sono arrivato al governo, ho cercato di ridurre le tasse. Non è una questione di destra e di sinistra, è che le tasse sono troppo alte. Essere di sinistra – ha sottolineato – non significa aumentare le tasse. Se diciamo questo non ci stupiamo se vince sempre la destra”.
Le tasse di successione
Ma cosa propone realmente Letta? La sua ricetta della tassa sull’eredità si potrebbe considerare una patrimoniale soft. Consisterebbe nell’alzare l’imposta di successione in maniera progressiva partendo dalla soglia dei 5 milioni di euro.
Oggi l’Italia è considerata un paradiso fiscale per la tassa sull’eredità perché si pagano poche imposte di successione. Innalzare le aliquote sopra una certa soglia consentirebbe di recuperare parte del gettito fiscale da destinare ai più giovani.
In Francia, ad esempio, lo Stato raccoglie oltre 14 miliardi di euro ogni anno, mentre in Germania 7. L’Italia si colloca così allo 0,11% di pressione fiscale per tasse di successione, abbondantemente sotto lo 0,53% della media OCSE.
L’aliquota salata per i più ricchi, in Italia, resterebbe in ogni caso nettamente inferiore a quelle applicate negli altri Paesi europei simili all’Italia. Oltre ad aumentare le risorse fiscali in entrata, la tassa sull’eredità così concepita rispetterebbe l’effettiva progressività delle imposte. Stando ai calcoli, infatti, in media le eredità e le donazioni riportate dalle famiglie più ricche sono quasi 50 volte superiori di quelle riportate dalle famiglie più povere.
Quanto si paga sull’eredità?
Secondo la legge in vigore in Italia le tasse di successione (tassa sull’eredità) si pagano a seconda del grado di parentela. L’imposta è applicata in linea retta nella misura del 4%, ma con una franchigia di 1 milione di euro (1,5 milioni in caso di beneficiari invalidi).
Tra fratelli, l’imposta sale al 6% con franchigia di 100.000 euro e al 8% nei restanti gradi di parentela senza franchigia. Titoli di Stato e polizze sulla vita sono in ogni caso esenti da imposte di successione. Si tratta di imposte molto basse rispetto altri principali Paesi europei.