Tempi “sospetti” per la riforma
Tornando alla riforma, essa punterebbe a spostare la formazione dai suddetti 20 istituti ai dati provenienti dalle transazioni sul mercato, almeno quelle che presentino caratteristiche appropriate, verosimilmente non soggette a eccessiva volatilità. Per mettere insieme opposte esigenze, l’EMMI potrebbe optare per una soluzione intermedia: utilizzo dei dati sulle transazioni di mercato e ricorso ad altri alternativi (quelli attuali?) per il caso in cui i primi non fossero disponibili.
E’ evidente come la riforma sia destando allarme per le ripercussioni potenzialmente anche violente che potrebbe scatenare.
D’altra parte, suona un po’ curioso che i propositi di riforma siano arrivati proprio in coincidenza con una fase dei tassi ai minimi storici sulle brevi scadenze. Che vi siano pressioni da parte del sistema bancario per consentire agli istituti di alzare le rate di mutui e prestiti, essendo queste di fatto ferme da troppo tempo a livelli bassi? Tutto può essere e per questo serve essere vigili. La necessità della riforma resta valida per le ragioni di trasparenza e di rispondenza al mercato di cui sopra. I tempi scelti destano qualche dubbio e in sé non appaiono i migliori possibili, tenendo conto che nei prossimi mesi il mercato monetario europeo sarà attraversato da possibili tensioni per il graduale taglio degli stimoli da parte della BCE (“tapering”). A quel punto, la riforma rischia di esacerbare la volatilità sui tassi, accrescendo le incertezze tra i clienti delle banche. (Leggi anche: Previsioni Pimco: tassi bassi per decenni)