Bassi tassi non dureranno per sempre
Ma quali sarebbero i rischi principali nei prossimi anni? Il rapporto li indica chiaramente, quando spiega che i bassi tassi non dureranno per sempre, calcolando che un loro aumento dell’1% sul debito da rinnovare dal 2016, congiuntamente a una minore crescita nominale dello 0,5% (pil reale + inflazione) determinerebbe un aumento del rapporto tra debito e pil del 7%. Affinché l’Italia possa registrare un debito pubblico al 60% del pil entro il 2030, continua, dovrebbe chiudere ogni esercizio con un surplus fiscale primario al 4,2% del pil, un obiettivo considerato “molto ambizioso” e, quindi, non credibile.
Sarebbe già tanto, conclude, se i paesi della UE riuscissero a mantenere un avanzo dell’1%, in linea con il trend medio del periodo 1980-2015. Per l’Italia non dovrebbero esserci problemi a centrare il target di un avanzo del 2,5%, grazie alla riforma delle pensioni, che compenserebbe la crescita attesa della spesa sanitaria e assistenziale. Sulla base di queste 2 pagine piene di cifre e argomentazioni, sarà
molto difficile che la Commissione europea conceda al governo Renzi maggiore flessibilità di quanta non ne abbia ottenuta già per le riforme, gli investimenti e l’immigrazione. Per quanto non implichi automaticamente un giudizio negativo sulla legge di stabilità dell’anno in corso, atteso in primavera, non depone di certo a suo favore, specie per il riferimento ai seri rischi di sostenibilità del nostro debito nel medio termine.